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​Che cos’è un vino “Superiore”

By Luca Stroppa 25 maggio 2020 15543 Views

Che cos’è un vino “Superiore”

“Superiore” è una di quelle menzioni che puoi trovare sull’etichetta di una bottiglia di vino che hai acquistato nella nostra enoteca online. Ma cosa s’intende con l’attributo “Superiore”? Qual è il suo significato? E quali sono le sue accezioni quando viene associato al vino?

Il nostro articolo è dedicato proprio a questa menzione. Risponderemo a queste domande e quando ti capiterà di imbatterti in una bottiglia “Superiore” saprai già le sue caratteristiche.

Significato e caratteristiche di un vino “Superiore”

Comprare vino consapevolmente, ecco perché è fondamentale conoscere i termini che puoi trovare sull’etichetta di una bottiglia di vino. E “Superiore” è una delle menzioni più diffuse e apprezzate.

In linea generale, è “Superiore” un vino con una gradazione alcolica maggiore rispetto alla versione base dello stesso vino. Questa è la definizione più conosciuta di vino “Superiore”. In realtà, il suo significato è ancora più specifico e strettamente codificato dalla legge italiana.

La legge n. 238 del 12 dicembre 2016, “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”, stabilisce che:

“La menzione ‘superiore’, fatto salvo quanto previsto per le denominazioni preesistenti, è attribuita ai vini DO aventi caratteristiche qualitative più elevate, derivanti da una regolamentazione più restrittiva che preveda, rispetto alla tipologia non classificata con tale menzione, una resa per ettaro delle uve inferiore di almeno il 10 per cento, nonché:

a) un titolo alcolometrico minimo potenziale naturale delle uve superiore di almeno 0,5 per cento in volume;

b) un titolo alcolometrico minimo totale dei vini al consumo superiore di almeno 0,5 per cento in volume.”

La prima indicazione che ricaviamo dal testo è che la menzione “Superiore” può essere attribuita soltanto a vini di particolare qualità, vini DOC e DOCG, DOP per la normativa europea. Si tratta di una menzione di pregio perché un vino “Superiore” ha “caratteristiche qualitative più elevate […] rispetto alla tipologia non classificata con tale menzione”.

Un vino “Superiore”, infatti, risponde ad una regolamentazione più restrittiva rispetto alla tipologia base. In particolare, la “resa per ettaro delle uve (è) inferiore di almeno il 10 per cento”, sempre rispetto alla versione base. E meno una pianta produce, maggiore sarà la qualità dei grappoli e, di conseguenza, quella finale del vino …

Infine, un vino “Superiore” ha “titolo alcolometrico minimo potenziale naturale delle uve superiore di almeno 0,5 per cento in volume” e “un titolo alcolometrico minimo totale dei vini al consumo superiore di almeno 0,5 per cento in volume”. Semplicemente, un vino “Superiore” ha una gradazione alcolica maggiore della versione base.

Facciamo un esempio.

La D.O.C.G. “Dogliani” è riservata ai vini rossi che possono essere prodotti in due versioni: Dogliani versione base e Dogliani Superiore. Le principali differenze tra le due tipologie risiedono proprio nella resa massima di uva ad ettaro, 8 tonnellate per ettaro nel primo caso, 7 per il Dogliani “Superiore”; nel titolo alcolometrico volumico minimo naturale delle uve destinate alla vinificazione, 11,50% nella versione base e 13% nel “Superiore”; e nella gradazione alcolica finale, rispettivamente almeno 12% e almeno 13%. Il “Superiore” sarà dunque un vino con più corpo, struttura e personalità.

Ma occhio alle eccezioni: alcune DO, preesistenti all’intervento legislativo del 2016, prevedono, come principale requisito per la definizione di un vino “Superiore”, la maggiore gradazione alcolica. Nella D.O.C. Barbera d’Alba, ad esempio, la resa per ettaro tra la versione base e quella “Superiore” può essere equivalente. Le differenze risiedono nel titolo alcolometrico volumico minimo naturale, 11% e 11,50%, e nella gradazione alcolica finale minima, 12% per la DOC Barbera d'Alba e 12,50% per la DOC Barbera d'Alba Superiore.

Un altro caso unico riguarda la D.O.C.G. Conegliano Valdobbiadene – Prosecco. Per il vino spumante avente diritto alla menzione “Superiore di Cartizze”, la resa per ettaro è inferiore a quella della sua versione base ma il titolo alcolometrico volumico minimo naturale è equivalente. La gradazione alcolica minima finale è invece maggiore, 10,50% per il vino base, 11,50% per il Valdobbiadene Superiore di Cartizze.

Il vino “Superiore” in etichetta

La menzione “Superiore” non è obbligatoria, è prevista solo da alcuni disciplinari di produzione ed è prontamente riportata in etichetta dal produttore per dare pregio alla bottiglia e informare il consumatore su alcune delle caratteristiche del vino che intende comprare.

In etichetta, questa menzione è sempre riportata dopo la denominazione e prima dell’indicazione dell’annata delle uve.

Ad esempio: Denominazione + Menzione + Annata. In foto, Barbera d’Alba + Superiore + 2015

Barbera d'Alba Superiore

I singoli disciplinari prevedono poi possibili combinazioni con altre menzioni riportabili in etichetta. Ad esempio, nel disciplinare del Dogliani DOCG, la menzione “Superiore” va posta sulla stessa riga della Denominazione e può essere accompagnata da altre menzioni aggiuntive (nome della vigna, toponimo, nome tradizionale …), ma queste ultime vanno scritte rigorosamente dopo la menzione “Superiore” e in caratteri inferiori: Denominazione + Menzione 1 + Menzione Aggiuntiva + annata. In foto: Dogliani + Superiore + Vigna Tecc + 2017.

Dogliani Superiore

Posted in: Cultura del vino
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