Abbinamento vino e arancini
Gli arancini sono palle di riso impanate con un variegato ripieno interno. Si tratta del principale prodotto della rosticceria siciliana, il più caratteristico rappresentante del “cibo da strada” della regione, venduto, diffuso e variamente interpretato in tutte le province dell’Isola.
Attorno a questa pietanza esistono molti aneddoti e curiosità, oltre che una storia affascinante. Scopriamola insieme, prima di prepararli e gustarceli con del buon vino.
La storia degli arancini di riso
Le origini degli arancini di riso sono misteriose. Non esistono, infatti, testimonianze scritte attendibili, per cui la ricostruzione della loro storia è frutto di una serie di supposizioni di esperti del settore a partire dagli ingredienti della preparazione.
Nel periodo della dominazione Araba in Sicilia, tra IX e XI secolo, furono introdotte una serie di usanze tipiche di questa popolazione. Tra queste, la pratica di mangiare riso allo zafferano, condito con carne e verdure, raccolto e appallottolato nel palmo di una mano.
La tipica panatura fu invece un’invenzione successiva, databile attorno al XIII secolo. Pare che il re di Sicilia, Federico II di Svevia, andasse ghiotto per quella preparazione a base di riso, carne e verdure di derivazione araba. Chiese, però, ai cuochi di Corte di trovare una soluzione per conservare e poter trasportare il cibo anche durante le sue battute di caccia o i suoi lunghi viaggi. La panatura assicurava una maggiore comodità nel trasporto degli arancini e, allo stesso tempo, garantiva una migliore conservazione degli ingredienti. Proprio per queste ragioni gli arancini si diffusero velocemente presso tutta la popolazione lavoratrice locale. Ecco dunque che la nostra preparazione cominciò ad assumere le sembianze attuali: palle di riso impanate con ripieno di carne, un vero e proprio cibo da strada.
Gli altri ingredienti utilizzati sono invece il frutto delle varie influenze sull’Isola nel corso dei secoli: l’influenza spagnola introdusse l’uso del pomodoro, quella francese la salsa di ragù mentre l’influenza greca la pratica di inserire il formaggio come condimento.
La disputa linguistica attorno agli arancini di riso
Nel corso dei secoli, gli arancini furono variamente interpretati dalla popolazione locale: le palle di riso possono apparire nelle città dell’Isola in forme e grandezze diverse, così come il loro ripieno può prevedere ingredienti diversi. Persino il nome può assumere diverse declinazioni …
Stando a quanto riportano gli studiosi, nella tradizione araba ogni polpetta che veniva preparata prendeva il nome da un frutto che ne ricordava la forma. E le palle di riso, appallottolate nel palmo della mano, dalla forma tondeggiante, furono subito associate all’arancia, uno degli agrumi tipici della Sicilia. Da ciò deriverebbe il nome “arancino”.
Ecco, però, sorgere il problema ...
Nella parte occidentale dell’Isola il nome è declinato al femminile, “arancina”, mentre in quella orientale al maschile, “arancino”. Per i primi, il femminile sarebbe la naturale declinazione del piatto a partire dal termine femminile della lingua italiana “arancia”. Per i secondi, invece, il frutto dell’arancio è, nella forma dialettale, l’“aranciu”, declinato al maschile, per cui “arancino” e non “arancina”. La disputa linguistica che ne è sorta è durata secoli e continua ancora oggi.
Persino l’Accademia della Crusca è intervenuta per porre fine alla questione, stabilendo la correttezza di entrambe le forme, a seconda che il parlante o le scrivente voglia privilegiare il genere della lingua italiana o di quella dialettale.
Ma le due zone dell’Isola si distinguono anche per la forma del prodotto. Nella parte occidentale l’arancina è rotonda, proprio come il frutto, in quella orientale, invece, l’arancino può essere leggermente appuntito e conico per ricordare la forma dell’Etna: tagliando la punta della pietanza esce del vapore, come il fumo che esce dal vulcano. C’è però chi sostiene che la forma conica possa essere stata introdotta solo per questioni pratiche: l’arancino risulterebbe più facilmente afferrabile, come il gelato con il cono.
Le curiosità, come hai notato, sono davvero tante!
Come e quando preparare gli arancini di riso
Gli arancini di riso possono essere consumati come spuntino, come stuzzichino per l’aperitivo o come antipasto. Nulla vieta di proporli anche come vera e propria portata all’interno del pasto.
Per noi di Wineshop.it rappresentano un spuntino gustoso, che amiamo preparare in molteplici varianti: considera che in Sicilia se ne contano più di 100! La nostra versione preferita è quella con riso allo zafferano, carne macinata, salsa di ragù, piselli e formaggio.
Inizia lessando e poi cuocendo il riso; in seguito aggiungi zafferano e formaggio grattugiato. Lascia raffreddare e riposare il riso per almeno due ore, intanto dedicati al ragù.
Affetta la cipolla e mettila in padella con olio, burro e fai cuocere, nel frattempo aggiungi la carne macinata e poi la salsa di pomodoro con sale e pepe. Infine aggiungi i piselli. Taglia il caciocavallo a cubetti.
Il ripieno è pronto. Ora non ti resta altro che formare gli arancini e friggerli. Prendi del riso con il cucchiaio e modellalo per creare una piccola conca in cui inserire il ripieno; ricoprilo con del riso e modellalo con la mano per ottenere la classica forma rotonda.
Prepara la pastella per la frittura con farina, acqua e sale. Immergici gli arancini e ricoprili con del pangrattato. Falli friggere fino a quando non avranno assunto una colorazione dorata. A questo punto servili ben caldi!
Il vino in abbinamento agli arancini di riso
Gli arancini di riso sono una preparazione a cui si possono abbinare diverse tipologie di vino. Molto dipende dagli ingredienti con cui si decide di prepararli e da quali caratteristiche del piatto s’intende esaltare con l’abbinamento.
In qualsiasi caso si tratta di una ricetta con spiccati caratteri oleosi, dai sapori più o meno forti, comunque persistenti e molto variegati, piuttosto corposa e grassa.
La ricetta tradizionale con ragù di carne, piselli e formaggio richiede un vino rosso di media struttura, fermo e di buona corposità, capace di coesistere con la struttura del piatto, senza sovrastarne i sapori. Un rosso tipico della terra d’origine degli arancini è l’ideale perché capace di creare un’armonia tra i suoi sapori e quelli del piatto. Un equilibrio che solo un abbinamento regionale può garantire. Il Nero d’Avola è il vino rosso degli arancini!
Ma le alternative non mancano, sia per gli arancini tradizionali che per tutte le altre varianti. Con una ricetta fritta, le bollicine non possono essere sottovalutate, anzi … la loro capacità di pulire la bocca dalle note grasse della frittura, detergendo, preparando e gratificando il palato ad ogni boccone ed esaltando la persistenza e la corposità del piatto, le rendono perfette anche con gli arancini. Un suadente Franciacorta Saten o un avvolgente Franciacorta Rosè sono i nostri consigli!