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​Vini spumanti: grado di dolcezza e classificazione

By Luca Stroppa 05 novembre 2020 1892 Views

Vini spumanti: grado di dolcezza e classificazione

Una delle principali classificazioni che riguardano gli spumanti si riferisce al loro grado di dolcezza, ovvero il residuo zuccherino contenuto nel vino, tant’è vero che tutte le bottiglie con le bollicine riportano uno specifico termine che rappresenta questo parametro.

Brut, Dry, Extra Brut, Extra dry ... sono tutte parole con cui gli amanti del vino hanno una certa dimestichezza. Ma attenzione perché ogni etichetta può nascondere delle insidie terminologiche tra cui destreggiarsi.

Nel nostro articolo faremo un po' di chiarezza presentandoti la classificazione degli spumanti sulla base del loro residuo zuccherino e indicandoti i termini con cui dovrai fare i conti.

Il residuo zuccherino degli spumanti

Il grado di dolcezza di uno spumante è il residuo zuccherino contenuto nel prodotto finale.

La dolcezza di questo tipo di vini è una scelta dell’enologo ed è determinata dalle operazioni effettuate nel corso del processo di vinificazione. In particolare, gli spumanti si ottengono da una seconda fermentazione di un vino base (già sottoposto ad una prima fermentazione), una fase determinante per stabilire il tenore zuccherino finale.

In questo caso, l’enologo può optare per una fermentazione completa, con la trasformazione di buona parte degli zuccheri in alcol etilico o anidride carbonica, oppure per una fermentazione incompleta o arrestata, proprio per impedire che tutti gli zuccheri vengano trasformati. O ancora, per ottenere un certo grado di dolcezza in spumanti “metodo classico”, si può procedere all’aggiunta di una soluzione zuccherina, chiamata liqueur d’expedition, dopo la separazione dello spumante dalle fecce della seconda fermentazione.

Attraverso queste tecniche è possibile ottenere uno spumante più o meno dolce. Per questo sono stati codificati una serie di termini, da riportare in etichetta, per definire i diversi gradi di dolcezza di questi vini. Si tratta di un’informazione di grande importanza per il consumatore che potrà così orientare le proprie scelte di gusto. Inoltre, tale indicazione fornisce un suggerimento sul momento in cui collocare il vino nel pasto: spumante dolce a fine pasto, con il dolce; spumante non dolce prima e durante il pasto.

La classificazione degli spumanti sulla base del residuo zuccherino

Di seguito puoi trovare la classificazione degli spumanti sulla base del loro residuo zuccherino.

Nel nostro schema riporteremo anche una serie di sinonimi che possono apparire su qualsiasi etichetta e che, spesso, creano confusione nel consumatore. Indicheremo, inoltre, la collocazione ideale dei vari vini nel pasto.

- Brut nature, pas dosé, dosage zéro, non dosato o dosaggio zero sono i principali termini con cui si identificano quegli spumanti con tenore zuccherino inferiore a 3 g/l. Si tratta, dunque, di vini “ultra secchi” perfetti per aperitivi e piatti di pesce. Ma fai attenzione, queste parole possono essere usate unicamente per i prodotti che non hanno subito aggiunta di zucchero dopo la fermentazione secondaria.

- Extra brut è il termine utilizzato per indicare gli spumanti con residuo zuccherino compreso tra 0 e 6 g/l. Nel caso in cui il contenuto zuccherino è inferiore a 3 g/l si dovrebbe optare per la dicitura “extra brut” per i prodotti che hanno subito aggiunta di zucchero dopo la seconda fermentazione, “brut nature” o sinonimi nel caso non sia stato aggiunto zucchero dopo la fermentazione secondaria. Tra 3 e 6 g/l, invece, si ricorre sempre a “brut nature”. Si tratta di vini “molto secchi” adatti per l’aperitivo, piatti di pesce e prime portate non impegnative.

- Brut è il termine per definire gli spumanti con contenuto zuccherino inferiore a 12 g/l. La legge consente al produttore di definire Brut un vino con tenore zuccherino pari, ad esempio, a 5 g/l (un extra brut, in pratica). Solitamente un’azienda che non dispone di tutta la serie di vini “secchi” definisce “brut” il vino secco di base, indipendentemente dal dosaggio e almeno fino a quando non produrrà la linea “secca” completa. Fai dunque attenzione quando leggi l’etichetta di un Brut, controlla il residuo zuccherino perché potresti trovarti di fronte ad un vero e proprio “extra brut” o addirittura ad un “brut nature”. Si tratta, nel caso dei “brut”, di vini secchi adatti per tutto il pasto, anche con piatti di carne non troppo complessi.

- Extra dry (o extra sec) indica gli spumanti con residuo zuccherino compreso tra 13-17 g/l. Si tratta di vini dal gusto secco con nota dolce piuttosto evidente e percepibile, ideali per l’aperitivo e con piatti dai sapori delicati.

- Dry (o sec) è il termine usato per definire gli spumanti con contenuto zuccherino tra 18 e 32 g/l. Sono spumanti leggermente o appena dolci che vanno a nozze con dessert di pari grado di dolcezza.

- Medium dry o demi-sec indicano spumanti con residuo zuccherino compreso tra 33 e 50 g/l. Si tratta di vini amabili in cui la sensazione di dolcezza si avverte chiaramente perfetti per dessert più complessi, soprattutto quelli a base di frutta.

- Doux o dolce per quegli spumanti con residuo zuccherino dai 51 g/l in su. Sono spumanti “dolci” capaci di accompagnare dessert impegnativi e importanti.

Prima di concludere, vogliamo sottolineare due aspetti.

Se su un’etichetta trovi, ad esempio, la dicitura “brut nature” e su un’altra “pas dosé” non farti ingannare: non sono due vini diversi per grado di dolcezza ma, al contrario, assimilabili. Si tratta, come abbiamo visto, di due termini sinonimi.

Infine, il termine “Dry” significa “asciutto” o “secco” ma indica un vino dolce o comunque più dolce della tipologia “brut” … Un problema terminologico che ha suscitato non poche polemiche. Ma questo è un altro discorso. Per approfondirlo abbiamo dedicato un apposito articolo: “Brut e Dry. Significato e differenze”.

Insomma, il mondo delle bollicine è davvero complesso.

Posted in: Cultura del vino
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