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​Quando un vino è etereo?

By Luca Stroppa 17 settembre 2022 543 Views

Quando un vino è etereo?

Uno dei termini più ambigui e ingannevoli che viene spesso utilizzato da professionisti ed esperti del settore del vino è "etereo". Lo hai mai sentito? Ti è mai capitato di bere un vino "etereo"? Sai che cosa significa? Questa parola, applicata al vino, ha lo stesso significato di quando viene pronunciata nel linguaggio comune?

Abbiamo pensato di realizzare questo articolo per fare chiarezza e risolvere ogni dubbio. Cercheremo di spiegarti, nel modo più semplice e intuitivo possibile, che cosa s'intende con etereo e quando e perché può essere utilizzato per descrivere un vino.

Che cosa s'intende per vino etereo?

Ti diciamo subito che l'aggettivo etereo non va immediatamente collegato con l'"etere", termine con cui gli antichi indicavano lo spazio sopra l'atmosfera, quello più puro o luminoso, oppure quella misteriosa sostanza onnipresente che funge da mezzo di propagazione della luce. Insomma, un vino etereo non è un vino celestiale o spaziale, nel significato letterale del termine.

Il riferimento è un altro, proveniente da un ambito diverso e distante, ovvero quello chimico. L'aggettivo "etereo" rimanda al nome di una famiglia di composti organici chiamati "eteri", risultato di una serie di trasformazioni chimiche spontanee che coinvolgono le molecole di alcol, soprattutto in fase post-fermentativa e durante l'invecchiamento o la maturazione del vino.

Tra i prodotti di combinazioni e reazioni chimiche che riguardano alcoli, acidi e altre sostanze, che si verificano dopo la fermentazione ci sono anche esteri e acetali. Tutti questi composti organici portano con sè una carica aromatica che incide fortemente sul bouquet finale del vino. Insomma, "eterei" sono quei profumi terziari che si formano con l'affinamento e l'evoluzione. Ecco perché l'aggettivo "etereo" dovrebbe essere utilizzato soltanto nel corso dell'esame olfattivo e soltanto in riferimento agli aromi del nettare.

Ma, a questo punto, la domanda sorge spontanea: che tipo di aromi sono quelli eterei? A che cosa possono essere associati per riconoscerli? Convenzionalmente gli esperti riconducono l'aroma etereo a quello dello smalto o della ceralacca, ma anche della vernice. Si tratta di un'indicazione di massima che serve per farsi un'idea del tipo di profumo di cui si sta parlando. Non a caso, spesso le sostanze che determinano questi aromi vengono utilizzate anche in altri settori, cosmetico e farmaceutico su tutti, come solventi. Ecco perché i profumi "eterei" ricordano, ad esempio, quello dello smalto e della ceralacca.

Per fornire un quadro più completo, concludiamo sottolineando che i profumi eterei sono tipici dei vini rossi da lungo invecchiamento, proprio perché si possono formare quasi esclusivamente nel corso dell'evoluzione nel tempo del vino. Inoltre, se la loro percezione è sottile e delicata, rappresentano una caratteristica prestigiosa, ricercata e fine; mentre il loro eccesso risulta sgradevole per la loro aggressività e per il loro carattere eccessivamente pungente, tale da sovrastare gli aromi varietali e primari dell'uva.

Speriamo che ora, al termine della lettura, il termine "etereo" sia un po’ più chiaro!

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Posted in: Cultura del vino
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