Di seguito, ti spieghiamo l'origine del nome del vino "Buttafuoco".

Buttafuoco dell'Oltrepò Pavese: origine del nome

Prima di capire perché il vino Buttafuoco si chiama così è necessario fornirti alcune informazioni preliminari.

Devi sapere che "Buttafuoco" è il nome di una Denominazione dell'Oltrepò Pavese. In particolare, si tratta di una D.O.C., dapprima rientrante nella D.O.C. “Oltrepò Pavese", poi autonoma e indipendente dal 3 agosto del 2010, data la sua tipicità, notorietà e importanza storica.

In secondo luogo, nella D.O.C. "Buttafuoco" rientrano due tipologie di vino rosso, fermo o frizzante.

Ricordiamo, inoltre, che il vino "Buttafuoco", prodotto esclusivamente in 7 comuni in provincia di Pavia (Stradella, Broni, Canneto Pavese, Montescano, Castana, Cigognola, Pietra de’ Giorgi) è ottenuto da uve di vitigni tipici dell'Oltrepò Pavese: Barbera, dal 25% al 65%; Croatina, dal 25% al 65%; Uva rara e/o Ughetta (Vespolina), congiuntamente o disgiuntamente, fino a un massimo del 45%.

Il risultato, come riportato nel suo disciplinare di produzione, è un vino:

"di colore rubino carico con riflessi violacei e, se invecchiato, tendente al granato e di buona consistenza; l’olfatto è intenso, franco, penetrante e vinoso e si riscontrano aromi prevalenti tipici dei vitigni Croatina e Barbera: da note floreali di viola, a sentori di frutti rossi e di frutta cotta (prugna); al gusto si hanno una grande corposità dovuta alla struttura e al buon grado alcolico, una acidità complessiva relativamente limitata ed un buon equilibrio tra le sensazioni di asciutto e di rotondo".

Aver individuato i tratti distintivi di questa denominazione è importante per comprendere fino in fondo quanto segue, ovvero le ipotesi sull'origine del nome del vino "Buttafuoco". Abbiamo utilizzato il termine ipotesi non a caso perché le spiegazioni su come si sia arrivati a chiamare così questo vino sono diverse anche se possono essere raggruppate in due filoni principali.

Stando alla prima ipotesi, il nome Buttafuoco si origina dall’espressione dialettale “Butafeug", "Buttafuoco" appunto, utilizzata dal poeta milanese Carlo Porta, dopo aver assaggiato questo vino, in riferimento alla sua struttura e alla sua alcolicità, così importanti e spiccati da dare la sensazione di "buttare del fuoco in bocca".

Sempre all'interno di questo filone c'è un'ulteriore ipotesi, la più accreditata, tanto da essere riportata anche nel disciplinare di produzione della D.O.C., che rimanda ad un'altra espressione dialettale: "al buta me al feug”, ossia "germoglia come il fuoco", con probabile riferimento alla diffusione nell'Oltrepò Pavese dei vitigni di Croatina, Barbera e Uva rara e/o Ughetta da cui si ottiene oppure al colore rosso fuoco dei vini.

Un secondo filone di ipotesi individua l'origine del nome del vino "Buttafuoco" in un episodio che ha come protagonista alcuni esponenti della marina imperiale austroungarica. Da quanto si racconta, nel corso del XIX secolo, un gruppo di marinai, impegnati in alcune operazioni militari sul Po, nella zona di Stradella, contro i soldati franco-piemontesi, decisero di prendersi una pausa rigenerante, rifocillandosi in un'osteria locale. Qui, ebbero l'opportunità di assaggiare un vino rosso locale che gli fece "bruciare" la bocca. L'oste decise allora di chiamare il vino "Buttafuoco". I marinai lo apprezzarono a tal punto da ribattezzare il loro veliero da guerra con il nome "Buttafuoco".