Perché i vini bianchi si servono freschi?
Il ritornello è di quelli ricorrenti e ripetuti allo sfinimento, tanto che anche i neofiti del vino o i meno esperti lo conoscono a memoria: vino rosso a temperatura ambiente e vino bianco fresco!
Insomma, tutti sanno, grosso modo, a che temperatura andrebbe servito il vino a seconda della tipologia. Non tutti, anzi, pochi sanno spiegarti il perché. Ad esempio, perché i vini bianchi si servono freschi?
Immagina di avere degli amici a cena e di dover servire del vino bianco. Quasi automaticamente o senza pensarci lo porti a tavola tra i 10 °C e i 12 °C circa. Lo fai da sempre e sai che quella è la temperatura corretta e ideale per gustartelo al meglio. Ad un certo punto, il più curioso e puntiglioso della compagnia, che non conosce in maniere approfondita il mondo del vino, ti pone la fatidica domanda: perché il vino bianco va bevuto fresco?
Se hai qualche dubbio o non sai rispondere a questa domanda ti consigliamo di continuare la lettura del nostro articolo, altrimenti un po' di ripasso non guasta mai. Così, se quel curiosone del tuo ospite proverà a metterti in difficoltà con quella domanda, riuscirai a cavartela brillantemente.
Per un approfondimento sulla temperatura di servizio dei vini ti consigliamo di consultare la nostra breve guida: “A che temperatura servire il vino”.
Perché il vino bianco va servito, bevuto e gustato fresco: questione di durezze e morbidezze
Per rispondere alla domanda al centro del nostro articolo dobbiamo fare una premessa, introducendo due parole chiave: morbidezze e durezze, ovvero quelle sensazioni che contribuiscono a definire la nostra percezione gustativa del vino.
Tali sensazioni sono difficili da descrivere a parole ma tramite una serie di associazioni proviamo a rendere l’idea di cosa succede al nostro palato e alle nostre papille gustative.
Le "morbidezze" sono quelle sensazioni che avvolgono il palato, lo accarezzano, tanto che, spesso, per descriverle si utilizzano aggettivi come “setose” e “vellutate”, oppure sono sensazioni che “riscaldano” il nostro assaggio e trasmettono “calore”. Nello specifico, le morbidezze del vino sono: dolcezza, morbidezza (rotondità) e alcolicità.
Le “durezze” sono quelle sensazioni che “pungono” o “colpiscono” il palato, generando freschezza (come nel caso dell’acidità) oppure astringenza (o secchezza, come nel caso dei tannini). Nello specifico, le durezze del vino sono: acidità, sapidità e tannicità.
A seconda della tipologia e delle sue specifiche caratteristiche, ogni vino evidenzierà alcune di queste sensazioni. In ogni caso, tra morbidezze e durezze si deve creare il giusto equilibrio, in modo tale che il vino possa risultare gradevole. Un eventuale eccesso di una o dell’altra renderebbe l’assaggio poco gradevole.
Ai fini del nostro articolo, è fondamentale precisare che la temperatura di servizio del vino influenza la percezione delle sue morbidezze e durezze.
In particolare, il punto chiave è il seguente: una temperatura di servizio bassa o fresca mette in evidenza le durezze del vino, una temperatura di servizio alta o più “calda” risalta le morbidezze del vino.
Nei vini bianchi prevalgono le durezze quali acidità e sapidità, ovvero sensazioni di freschezza piacevolmente esaltate da una temperatura di servizio piuttosto fresca. Al contrario, le alte temperature rischierebbero di “nascondere” tali sensazioni, rendendo il vino bianco meno piacevole.
A questo punto, prova a pensare a cosa succede coi vini rossi e prova a rispondere a questa domanda: perché i vini rossi vanno serviti a temperatura “ambiente” o comunque più alta rispetto ai vini bianchi?
Per conoscere la nostra risposta ti diamo appuntamento, nei prossimi giorni, sempre sul nostro Blog del vino.