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​Lo strano caso del Catarratto

By Luca Stroppa 20 gennaio 2020 1952 Views

Lo strano caso del Catarratto

Come si scrive Catarratto? Con quante “t”’? Con quante “r”? Probabilmente se siete grandi esperti di vini italiani queste domande vi sembreranno banali. Ma ora provate a mettervi nei panni di un consumatore straniero non troppo avvezzo alla lingua italiana. Secondo voi sarà in difficoltà nel pronunciare o nel riportare per iscritto il nome di questo vitigno? In effetti, i suoni della parola sono piuttosto complicati da assemblare. E immaginate ancora questo consumatore navigare su un sito di vendita di vino online come il nostro e imbattersi in questo vino: il nome lo affascinerà a tal punto da portarlo all’acquisto?

Sembrerà strano ma le strategie di marketing internazionale costringono a porsi queste domande, a cercare delle risposte e a trovare delle soluzioni. Le difficoltà nel pronunciare “Catarratto” e lo scarso potenziale attrattivo del nome hanno portato diverse aziende vinicole siciliane a richiedere e ad ottenere la possibilità di utilizzare un altro nome per identificare il vino ottenuto da queste uve. Un caso strano e unico nel panorama italiano ma indicativo di come le dinamiche di mercato possano influenzare ogni aspetto di un prodotto, anche quelli più impensabili.

Catarratto o Lucido

Con un decreto del novembre del 2018, il Ministero delle politiche agricole ha concesso la possibilità di etichettare con il sinonimo “Lucido” i vini ottenuti dalle varietà Catarratto Bianco Comune e Catarratto Bianco Lucido coltivate in territorio siciliano.

Il termine “Lucido” è stato dunque scelto come possibile sostituto del più complicato “Catarratto”. “Lucido” è stato giudicato più attraente nei mercati esteri e soprattutto più facile da pronunciare e da ricordare rispetto a “Catarratto”.

Ma perché proprio “Lucido”? E davvero “Lucido” ha più appeal di “Catarratto”?

La denominazione “Lucido” non è estranea al “Catarratto”, anzi in passato il vitigno e i suoi vini erano conosciuti in questo modo, semplicemente per sottolineare la lucentezza caratteristica dei suoi acini, le cui foglie sono poco inclini alla produzione di pruina opacizzante.

Col tempo l’attributo “Lucido” ha finito per indicare uno dei due biotipi di Catarratto coltivati in Sicilia: il Catarratto Bianco Comune e il Catarratto Bianco Lucido, con acini meno ricoperti da pruina rispetto al primo. Mentre per il vino si è ricorso al termine Catarratto, frutto di una serie di complicate variazioni e trasformazioni dialettali, e il cui significato è quello di “abbondanza” o “ricchezza”, proprio in riferimento alle alte rese del vitigno e alla sua enorme ricchezza aromatica.

Per molto tempo il “Catarratto” è stato utilizzato insieme ad altri vitigni della regione per la produzione del Marsala. Il progressivo declino del famoso vino liquoroso ha portato ad un indebolimento della produzione e della notorietà del “Catarratto”, in favore del Grillo e di altri vitigni più famosi e commercialmente appetibili all’estero.

Solo negli ultimi decenni si è riscoperto il valore di questo vitigno. Riscoperta che ha condotto alla recente “questione linguistica”.

La decisione di optare per il termine “Lucido” va quindi ricercata nella storia di questo vitigno. Possiamo dire che si è voluto ricorrere ad una denominazione non estranea al “Catarratto” ma al contrario strettamente connessa ad esso.

Se poi il vino “Lucido” sia commercialmente più attraente del “Catarratto” è una domanda di difficile risposta. Sicuramente la facilità nella pronuncia del primo termine rispetto al secondo è evidente, ma talvolta è proprio il particolare e l’insolito a rimanere nella memoria del consumatore.

Per cui lasciamo volentieri ai consumatori stranieri l’ardua risposta: “Catarratto” o “Lucido”?

Posted in: Curiosità sul vino
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