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​Degustazione diagonale, varietale e territoriale: significato e differenze

By Luca Stroppa 03 febbraio 2021 85 Views

Degustazione diagonale, varietale e territoriale: significato e differenze

Come abbiamo visto in un precedente articolo, la degustazione orizzontale e la degustazione verticale sono le modalità di degustazione comparativa più diffuse e utilizzate, ma non sono le uniche.

In questa categoria rientrano, infatti, altre tre tecniche di degustazione a cui si può ricorrere, in determinate circostanze, per confrontare più vini, individuandone analogie, differenze e qualità organolettiche. Stiamo parlando della degustazione diagonale, delle degustazione varietale e della degustazione territoriale.

Prima di iniziare, dobbiamo ricordare che una degustazione comparativa, per essere efficace, deve essere pensata e organizzata attorno ad una specifica qualità che i vari vini coinvolti devono avere in comune. Solo così si può procedere ad un confronto.

Ecco, è proprio il “tema” o la “qualità” in comune che caratterizza e differenzia i tre approcci che, di seguito, vediamo nel dettaglio.

Che cosa s’intende per degustazione diagonale?

La degustazione diagonale consiste nel confronto di vini della stessa tipologia, provenienti da una stessa zona o denominazione, ma di produttori e annate differenti. Con questo tipo di degustazione si vogliono mettere in luce le caratteristiche di ogni singolo vino, anche se la mancanza di una qualità ancor più specifica in comune, come l’annata o il produttore, rende impossibile una comparazione approfondita. Per questo motivo, la degustazione diagonale non conosce grande diffusione.

Un esempio può essere il confronto tra 3 bottiglie di Brunello di Montalcino D.O.C.G. di 3 differenti produttori e di 3 annate diverse.

Che cosa s’intende per degustazione varietale?

Una degustazione varietale può essere effettuata in due modi.

Nel primo caso, consiste nel confrontare vini ottenuti da uno stesso vitigno, in purezza, ma provenienti da zone diverse. In questo modo, è possibile comprendere le differenti espressioni di uno stesso vitigno sulla base dell’area geografica, del territorio e del terreno/suolo di provenienza.

Immagina, ad esempio, di confrontare 3 vini 100% Chardonnay, uno dei quali prodotto in Trentino Alto Adige, uno nel Lazio e uno in Sicilia.

Si parla di degustazione varietale anche in un secondo caso, quando si confrontano vini monovarietali (cioè prodotti con un’unica varietà di uva) ricavati da vitigni diversi ma appartenenti alla stessa tipologia, quindi a bacca bianca o a bacca rossa. In questo modo, attraverso il confronto con vini di altri vitigni, è possibile scoprire le qualità distintive di ogni varietà.

Per esempio, se partecipi ad una degustazione comparativa tra 3 vini ottenuti da uve a bacca bianca, uno 100% Riesling, uno 100% Müller-Thurgau e uno 100% Sylvaner, allora si può parlare di degustazione varietale.

Che cosa s’intende per degustazione territoriale?

Nel corso di una degustazione territoriale vengono confrontati vini della stessa tipologia, prodotti nella stessa regione vitivinicola o in una stessa denominazione, ma in micro aree differenti della stessa. In questo modo, è possibile riconoscere l’influenza di ogni singolo territorio, clima e terreno, sul prodotto finale. Si tratta di una modalità di degustazione che richiede esperienza e sensibilità perché cogliere le differenze di uno stesso vino prodotto in aree molto vicine tra loro risulta piuttosto complesso.

Per esempio, immagina di dover confrontare 6 vini appartenenti alla D.O.C.G. Barolo, ognuno dei quali provenienti da 6 differenti zone di origine delle uve: Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d'Alba, Monforte d’Alba e Diano d’Alba.

Addirittura, una degustazione territoriale può comprendere vini di una stessa denominazione, le cui uve sono prodotte in uno stesso comune ma in cru differenti. In questo caso, il livello di difficoltà raggiunge picchi davvero elevati.

Posted in: Cultura del vino
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