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​Che cos'è l'oidio della vite?

By Luca Stroppa 25 ottobre 2021 142 Views

Che cos'è l'oidio della vite?

L'Ottocento fu un secolo piuttosto duro per la viticoltura europea perché, nell'arco di pochi anni, alcune pericolose malattie della vite distrussero moltissimi vigneti, sparsi per tutto il Continente, mettendo a dura prova l'intero settore.

Nell'articolo di oggi vogliamo parlarti della prima (in ordine di apparizione) malattia della vite che ha colpito i nostri vigneti. Si tratta dell'oidio della vite.

Che cosa s’intende per oidio della vite?

Tecnicamente, l'oidio della vite è una malattia provocata da una particolare tipologia di fungo parassita appartenente alla classe degli Ascomiceti. Il nome con cui è chiamato dalla comunità scientifica è "Erysiphe necator" oppure "Oidium tuckeri".

Questa malattia è conosciuta anche come "muffa bianca" o "muffa polverosa" oppure come "mal bianco" o "nebbia bianca". Tutte queste espressioni, di più facile comprensione e memorizzazione per i non addetti ai lavori, si riferiscono, come vedremo qualche riga sotto, ai sintomi che si manifestano nelle piante "malate" colpite da questo parassita.

È importante precisare che l'oidio è un ectoparassita che si sviluppa all'esterno dei tessuti degli organi della pianta, riuscendo comunque ad assorbirne le sostanze necessarie alla sua riproduzione e provocando notevoli danni alla vite. In particolare ne impedisce lo sviluppo, ne riduce notevolmente la produttività e, nei casi più gravi, porta alla perdita del raccolto.

Come abbiamo anticipato, l'oidio colpisce gli organi verdi della pianta della vite: foglie, grappoli/acini (anche germogli) e tralci.

Nello specifico, la malattia si manifesta con la comparsa di una patina o muffa di colore bianco. Con l'avanzare dell'infezione compaiono anche macchie o aree brune oppure, nel caso della foglia, giallastre che portano alla necrosi e alla perdita di vitalità dell'organo interessato.

Da dove proviene l'oidio e quando ha attaccato la vite europea?

L'oidio fece la sua comparsa nel Vecchio Continente attorno alla metà del XIX secolo, quando, ormai da tempo, i viticoltori europei stavano importando viti americane per arricchire il loro patrimonio varietale. Fu proprio dal Nord America che giunse questa malattia, almeno inizialmente, difficile, se non impossibile, da individuare, se non altro perché le viti americane avevano già sviluppato, naturalmente, una certa resistenza. Per quelle europee, invece, questo parassita rappresentava un "nuovo nemico" nei confronti del quale non esistevano difese.

Secondo alcuni studiosi, il primo a "scoprire" l'oidio in Europa fu un giardiniere francese nel 1847; per altri un collega inglese due anni prima: un tale Edward Tucker nel 1845. Quel che è certo è che la malattia si diffuse rapidamente nei vigneti europei, tanto che agli albori degli anni '50 dell'Ottocento si registrarono casi in ognuno dei principali Paesi dediti alla viticoltura, Italia compresa.

La comunità scientifica internazionale si mobilitò per cercare di conoscere e combattere questo pericoloso nemico. Gli esperti di Berkeley furono i primi ad individuare e a definire le caratteristiche del parassita, denominato "Oidium Tuckeri" (dal cognome, Tucker, del giardiniere che per primo scoprì la malattia). Per individuare le prime tecniche di difesa si dovrà aspettare la metà degli anni '50 per poi essere ulteriormente perfezionate nel corso degli anni successivi.

Neanche il tempo di rifiatare che, alla fine del decennio, comparvero altre due malattie, prima la peronospora e, poi, la fillossera, che nell'arco di pochi anni devastarono la viticoltura europea!

Come difendere la vite dall'oidio?

Senza entrare in complesse spiegazioni e trattazioni agronomiche e al solo scopo informativo, possiamo dire che il primo rimedio individuato e adottato per combattere l'oidio, fin dalla seconda metà dell'Ottocento, fu l'utilizzo dello zolfo a cui poi si sono aggiunte altre sostanze o fungicidi/inibitori chimici, in grado di impedire la comparsa e lo sviluppo della malattia.

Col tempo, in un contesto sempre più attento e sensibile all'impatto ambientale di prodotti e sostanze chimiche, sono state sperimentate e sono sempre più adottate soluzioni rientranti nell'ampio concetto di agricoltura biologica. In particolare, si ricorre a mezzi, microorganismi o sostanze naturali o comunque naturalmente presenti nelle colture agrarie. Tra questi, citiamo l'Ampelomyces quisqualis, un microorganismo che è in grado di combattere l'oidio.

In ogni caso, studi e ricerche su questo argomento così delicato sono in continua definizione e sviluppo con l'intento di combattere "naturalmente" questo insidioso nemico che, ancora oggi, può insidiare la coltura della vite.

Posted in: Cultura del vino
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