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​Che cos’è la fillossera della vite?

By Luca Stroppa 28 dicembre 2020 894 Views

Che cos’è la fillossera della vite?

Nell’articolo di oggi vogliamo parlarti di uno dei principali nemici della vite, un insetto che ha rischiato di distruggere e di portare alla scomparsa la vite europea, con conseguenze disastrose per l’enologia mondiale. Sicuramente hai già sentito parlare della “fillossera”.

Ecco tutto quello che devi sapere su questo pericoloso parassita della vite.

Prima di vedere nel dettaglio le caratteristiche di questo insetto e delle sue conseguenze sulla vite dobbiamo anticiparti che il tema della nostra trattazione è di fondamentale importanza nella storia della viticoltura e, più in generale, in quella dell’enologia. Molti studiosi, infatti, individuano due differenti fasi della storia del vino: quella che precede l’avvento della fillossera e quella che segue la fillossera.

Che cosa s’intende per fillossera?

Da un punto di vista strettamente tecnico, la “Fillossera” è un insetto della famiglia dei “Phylloxeridae” o “Fillosseridi”, appartenente ai Rincoti omotteri e alla superfamiglia degli Afidi, noti anche come “pidocchi delle piante”.

Al di là della classificazione scientifica, ciò che più interessa ai fini del nostro articolo è che al genere “Phylloxera”, a sua volta suddiviso in tanti sottogeneri, appartengono una serie di parassiti che colpiscono e infestano alcune specie arboree, con livelli di dannosità variabili.

Generalmente, il termine “fillossera” viene oggi riferito alla specie associata alla vite, tristemente nota per i gravi danni provocati alla vitis vinifera europea. Non dobbiamo comunque dimenticare altre specie molto dannose, come quella del pero, della quercia o del leccio.

In ogni caso, il fatto che la fillossera della vite sia la più nota nell’immaginario collettivo è un indizio della sua pericolosità e di come abbia segnato, in maniera indelebile, la storia del vino.

Da dove proviene la fillossera?

La fillossera della vite è un insetto di origine nordamericana. Fu scoperta per la prima volta nel 1854, ad opera dall’entomologo statunitense Fitch, sulle foglie delle viti selvatiche nell'America del Nord, dove stava provocando gravi deperimenti nella vegetazione delle viti.

Quando la fillossera ha attaccato la vite europea?

La fillossera della vite giunse in Europa nella seconda metà dell’Ottocento, causando nel giro di pochissimo tempo danni ingenti alla vitivinicoltura del Vecchio Continente. In realtà, alcuni studiosi ipotizzano un suo arrivo in Europa nella prima parte dell’Ottocento per poi essere scoperta, anche grazie al contributo di Fitch, nella seconda metà del Secolo.

Quel che è certo è che la fillossera è stata introdotta nel nostro continente con l’importazione di barbatelle di varietà americane, soprattutto in alcune zone della Francia, per poi propagarsi a macchia d’olio in tutta Europa. Furono proprio il basso Rodano e la zona di Bordeaux due delle prime aree vitivinicole europee a registrare questo parassita nel 1868.

In Italia la presenza della fillossera fu accertata nel 1879, ma segnali dell’azione distruttiva del parassita giunsero già qualche anno prima, dal 1875 circa. Secondo i dati riportati da treccani.it, 89 delle 92 province italiane di maggior importanza vitivinicola furono gravemente danneggiate dall’infezione provocata da questo insetto!

Pare, inoltre, che l’80% delle viti europee furono distrutte. Un numero impressionante che spiega perché la fillossera viene considerata uno spartiacque nella storia della viticoltura mondiale.

Come la fillossera attacca la vite e con quali conseguenze?

Senza entrare in complesse spiegazioni scientifiche, possiamo dire che la fillossera attacca le radici e le foglie della vite.

Sulle radici l’azione dell’insetto porta alla formazione delle cosiddette galle, delle specie di vesciche, solitamente di colore giallo, che compromettono la capacità assorbente di quest’organo della pianta. Sulle foglie, il parassita sfrutta le galle per svilupparsi, deporre le uova e riprodursi, nutrendosi delle sostanze che circolano nella pianta. Questa azione dell’insetto porta alla morte graduale della vite.

È importante precisare che il danno determinato dalla fillossera varia a seconda del tipo di vite: la vite americana subisce un danno alla radice molto limitato, proprio perché le radici di questa varietà sono resistenti ai suoi attacchi, mentre il danno alla foglia è più grave ed evidente; al contrario, la vite europea subisce maggiori danni a livello radicale.

La scoperta di questa importante distinzione fu fondamentale per trovare la soluzione attraverso la quale debellare questo pericolosissimo nemico.

Come è stata combattuta la fillossera?

Nonostante il dispiegamento di forze e di menti messe in campo fu molto dura debellare il parassita.

In ogni caso, come abbiamo appena visto, gli studiosi notarono che, con il tempo, i vitigni americani svilupparono forme di resistenza efficaci a livello radicale, mentre l’insetto proliferava sulle foglie; i vitigni europei, invece, svilupparono una resistenza a livello delle foglie, mentre l’insetto colpiva le radici. In particolare, questa scoperta si deve al botanico francese Jules Émile Planchon.

La soluzione che fu adottata, alla luce delle nuove conoscenze in materia, fu la seguente: innestare sulle radici di viti americane le viti europee. In altre parole, furono messe a punto viti immuni alla fillossera caratterizzate da piede di viti americane e apparato vegetativo e riproduttivo di viti europee, sfruttando dunque le parti resistenti delle due varietà.

Questa tipologia di vite “mista” è oggi quella più diffusa nel nostro Paese e nel resto d’Europa ed è ciò che ha garantito la sopravvivenza della viticoltura europea e mondiale. Non va comunque dimenticato che, nonostante tutto, molti vitigni autoctoni scomparvero definitivamente a seguito della fillossera.

I vitigni a piede franco …

In realtà, non tutte le viti italiane furono innestate su viti americane. Alcune viti nostrane, infatti, mostrarono una sorprendente resistenza agli attacchi del parassita e non furono in alcun modo minacciate dalla fillossera. Per questo la loro originaria composizione non fu modificata e per questo si parla di vitigni a piede franco.

Le cause di queste rare eccezioni vanno rintracciate nelle particolari caratteristiche dei terreni dove venivano coltivate le viti. Suoli sabbiosi, lavici o argillosi ostacolano il propagarsi dell’insetto, così come suoli situati in ambienti freddi, oltre i 1200 metri s.l.m., uccidono il parassita, che muore a basse temperature.

Tra questi ricordiamo, ad esempio, vitigni come il Nerello Mascalese, il Cannonau, il Carignano e alcuni vitigni autoctoni dell’Alto Adige.

Posted in: Cultura del vino
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