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​Che cos’è l’ampelografia?

By Luca Stroppa 17 aprile 2021 301 Views

Che cos’è l’ampelografia?

Consultando qualsiasi disciplinare di produzione di una Denominazione italiana l’articolo numero 2 è sempre dedicato alla base ampelografica dei suoi vini. Ma cosa s’intende con questa espressione? Che cos’è l'ampelografia? Cosa studia?

Continua la lettura per scoprire il significato, la storia e i principi dell’ampelografia.

Ampelografia: Significato e Storia

Per comprendere il significato di “ampelografia” dobbiamo risalire alla sua etimologia. La nostra parola deriva dal greco “ampelos”, ovvero “vite”, e “grafia”, che può essere tradotto con “descrizione”. L’ampelografia è quella disciplina che analizza e studia, identifica e distingue, descrive e classifica le varietà di vitigni sulla base di determinati criteri. In sostanza, si occupa di mettere ordine nel ricco e variegato mondo dei vitigni.

Per rispondere alla domanda con cui abbiamo iniziato il nostro articolo, quando nel disciplinare di produzione trovi l’espressione “base ampelografica” ci si riferisce ai vitigni principali dalle cui uve si ottengono i vini che possono fregiarsi di una Denominazione.

L’ampelografia è una scienza recente. Nasce e si afferma nel corso dell’Ottocento grazie ad alcuni autorevoli studiosi, dal francese Odart, che ne è considerato il fondatore, agli italiani Giuseppe di Rovasenda, Girolamo Molon, Giorgio Gallesio e Giuseppe Acerbi, animati dalla volontà di giungere a una catalogazione delle varietà delle uve da vino. Un’impresa non certo semplice data la necessità di confrontarsi con un numero notevole di esemplari, tra parentele, mutazioni genetiche e incroci più o meno spontanei. A tal proposito, già nel I secolo a.C., Virgilio sosteneva che “le varietà della vite sono tanto numerose come i granelli di sabbia del deserto libico.”

L'obiettivo degli ampelografi non era e non è solo principalmente teorico. Al contrario, l’intento era ed è quello di conoscere e distinguere i vari vitigni per individuare quelli migliori per produrre vini di qualità, evitando vinificazioni a partire da uve non note o poco indicate per questo scopo.

Convinto dell’importanza di questa disciplina, già nel 1872, il Governo italiano decise di investire per arrivare a definire l’Ampelografia Generale Italiana. Un progetto che, però, fu interrotto sul finire del secolo, con l’avvento della fillossera della vite, che spinse le nostre Istituzioni a dirottare i fondi a favore di una viticoltura provata e quasi distrutta dal “nemico della vite”.

Intanto, tra il 1901 e il 1910 viene pubblicato “Ampélographie - Traité général de viticulture” di Viala e Vermorel, ancora oggi considerato il testo di riferimento della disciplina.

Nel corso del Novecento, l'ampelografia ha compiuto passi importanti grazie al progresso delle tecnologie e della scienza e all’istituzione di organismi e commissioni di carattere mondiale pensate per arrivare a redigere un catalogo dei vitigni presenti nei vari Paesi, fino all’istituzione di Registri Nazionali e Regionali delle varietà delle uve da vino. Ma non è tutto rose e fiori, soprattutto ai giorni nostri, perché la mancanza di fondi e risorse impedisce la creazione di una collezione che riesca a catalogare tutte le varietà e non consente un continuo confronto tra gli scienziati con il rischio di perdere qualche pezzo del nostro puzzle “ampelografico”.

Ampelografia Tradizionale e Ampelografia Molecolare

Per giungere al riconoscimento delle diverse varietà, l’ampelografia classica o tradizionale si basava sull’analisi delle caratteristiche morfologiche della vite, in termini di dimensioni, struttura, forma, colore etc. delle varie parti che la compongono. In sostanza, il ricercatore si occupava di esaminare le varie proprietà “fisiche” della pianta, come la forma delle foglie, la forma e la consistenza delle bacche, le dimensioni del grappolo e tante altre, per poi individuare la varietà in oggetto.

Per facilitare l’identificazione e standardizzare i criteri di riconoscimento, nel corso del tempo, sono stati definiti dei descrittori ampelografici, ovvero l'insieme delle caratteristiche morfologiche da considerare al momento dell'analisi, e sono state redatte delle schede dettagliate che riportano una descrizione completa delle proprietà dei vari vitigni e delle loro parti.

Il progresso e l’evoluzione della scienza ha portato alla nascita di un nuovo approccio, moderno e in grado di integrare o sostituire quello tradizionale. Da diversi anni a questa parte si parla, infatti, di ampelografia molecolare, basata sull’analisi del DNA. Devi sapere che, uno dei vantaggi di questa pratica sta nel fatto che il DNA è uguale in tutte le cellule delle varie parti della vite e in esso sono racchiuse tutte le informazioni sulle caratteristiche della pianta. Questo significa che estraendo il materiale genetico da una delle parti che compone la vite (foglie, bacche, tralci …) è possibile procedere al riconoscimento. In particolare, è l’analisi molecolare di particolari marcatori, cioè determinate porzioni di DNA, a consentire l’identificazione delle varietà di vite.

Posted in: Cultura del vino
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