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​Che cosa sono i “vini speciali”?

By Luca Stroppa 05 maggio 2021 676 Views

Che cosa sono i "vini speciali"?

Parlando di vino speciale spesso si pensa ad un prodotto da consumare in occasioni uniche, magari in un formato o in una veste particolare, o ancora a un vino che suscita particolari emozioni o che evoca particolari ricordi in chi lo beve.

In realtà, bisogna fare molta attenzione all’utilizzo dell’aggettivo “speciale” in riferimento al vino. Devi sapere che la legislazione italiana attribuisce all’espressione “vini speciali” un significato molto specifico e fa rientrare in questa categoria soltanto alcune tipologie di vini.

Nel nostro articolo vediamo cosa s'intende per “vini speciali” e quali sono i vini che fanno parte di questa famiglia.

Che cosa s’intende per “vini speciali”?

Il primo riferimento ai “vini speciali” all’interno della legislazione italiana risale addirittura agli anni Sessanta. Nel Decreto del Presidente della Repubblica n. 162 del 12 febbraio 1965 compare, per la prima volta, questa espressione.

Per “vini speciali” s’intende una famiglia di vini in cui rientrano tutti quelli che, al termine della vinificazione e prima di essere messi in commercio, vengono sottoposti a ulteriori operazioni enologiche. Tali operazioni prevedono l’aggiunta di “ingredienti” o “componenti” al vino base per affinarne e, in certi casi, ridefinirne le caratteristiche e proprietà.

La parola chiave, utilizzata nella legge, è “addizione”, ovvero “aggiunta”, proprio a sottolineare gli ulteriori interventi tecnici che vengono effettuati su questi prodotti dopo la vinificazione.

Quali sono i “vini speciali”?

Per comprendere fino in fondo il significato e le caratteristiche distintive di questi vini non ci resta altro che esaminare, caso per caso, le tipologie che rientrano in questa categoria.

I principali “vini speciali” sono tre:

1. Vini liquorosi

2. Vini aromatizzati

3. Vini spumanti

1. Vini liquorosi

La prima categoria di vini speciali è quella dei vini liquorosi, chiamati anche vini fortificati. Come ci suggerisce il termine “fortificare”, questi vini sono sottoposti a specifiche tecniche e pratiche di cantina per “rafforzare” e “fortificare” alcune caratteristiche.

Nello specifico, i vini liquorosi e fortificati si caratterizzano per l’aggiunta di alcol che va ad aumentare la gradazione e la struttura complessiva del prodotto. Secondo la legge:

“sono vini liquorosi quelli ottenuti da un vino base […] addizionato di mistella, di acquavite di vino, di alcol oppure di mosto concentrato”.

Come si nota da questa definizione al vino base si può aggiungere non solo alcol, ma anche mistelle, ovvero mosti che non fermentano perché in precedenza è stato aggiunto alcol, acquavite di vino o distillati oppure mosto concentrato che ha perso parte della sua componente di acqua, disidratandosi. Al di là delle definizioni e delle caratteristiche delle singole sostanze che possono essere addizionate, ciò che conta ai fini del nostro articolo è che tutti questi componenti aggiuntivi hanno un unico fine: aumentare il grado alcolico del vino (ovviamente entro certi limiti stabiliti dalla legge).

2. Vini aromatizzati

La seconda categoria di vini speciali è quella dei vini aromatizzati. Come si può intuire dal nome, si tratta di vini a cui vengono addizionate sostanze aromatiche (si parla di aromi aggiunti), e non solo … Già perché ai vini aromatizzati possono essere aggiunti anche alcol e zuccheri.

Secondo la legge:

“Sono vini aromatizzati i vini […] costituiti in prevalenza da vino addizionato, o non, di alcol e di saccarosio nonché di sostanze permesse dalle vigenti disposizioni per la tutela dell'igiene e della sanità pubblica atte a conferire al prodotto particolari odori e sapori estranei al vino”.

Tra le sostanze che donano al vino nuovi profumi e aromi, i produttori di vini aromatizzati ricorrono spesso a piante, erbe aromatiche o estratti di erbe aromatiche. Pensa, ad esempio, alla formula di uno dei vini aromatizzati italiani più famosi e conosciuti come il Barolo chinato, ottenuto da un vino base “Barolo” a cui sono addizionate alcune piante e erbe aromatiche come corteccia di China calisaia, radice di rabarbaro e di genziana e semi di cardamomo.

N.B. Attenzione a non confondere i vini aromatizzati con i vini aromatici. Per scoprire le loro differenze leggi il nostro articolo: “Vini aromatici vs Vini aromatizzati: significato e differenze”.

3. Vini spumanti

La terza categoria di vini speciali è quella dei vini spumanti. Ciò che li caratterizza è la produzione, e solo in certi casi l’aggiunta, di anidride carbonica da cui si origina la classica spuma ed effervescenza di questi vini.

Secondo la legge:

“sono vini spumanti quelli ottenuti da vini idonei alla immissione al consumo diretto, caratterizzati dalla produzione di spuma provocata dallo sviluppo di anidride carbonica all'atto dell'apertura del recipiente contenente il prodotto […], aventi una pressione assoluta al manometro non inferiore a 3,5 atmosfere a 20° C misurata secondo i metodi ufficiali di analisi […]”.

È importante distinguere tra spumanti naturali e spumanti gassificati. Nel primo caso l’anidride carbonica si “aggiunge” naturalmente tramite rifermentazione del vino base in bottiglia o in altri recipienti. Nel secondo caso, invece, l’anidride carbonica è addizionata in maniera artificiale dal produttore.

N.B. Solo gli spumanti naturali, chiamati vini spumanti di qualità, possono ottenere riconoscimenti di garanzia di qualità, come la D.O.C. o la D.O.C.G.

Per completare il discorso, tra le aggiunte consentite dalla legge per i vini spumanti ci sono anche zuccheri e alcol:

“Nella preparazione di vini spumanti è consentita l'aggiunta di saccarosio e acquavite di vino e di alcol in proporzioni tali che la gradazione alcolica complessiva del prodotto finito non superi di 1/3 la gradazione complessiva del vino base”.
Posted in: Cultura del vino
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