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Abbinamento Vino e Pici​

By Luca Stroppa 19 agosto 2019 4752 Views

Abbinamento Vino e Pici

La tradizione culinaria toscana è una delle più ricche e varie della nostra Penisola. Tra i suoi prodotti tipici non poteva mancare una rivisitazione di una ricetta tutta italiana, ovvero quella della pasta e, nello specifico, quella degli spaghetti. Qui, infatti, si cucina una sua variante: i pici. Noi di Wineshop.it li abbiamo cucinati per il pranzo domenicale tra la curiosità dei nostri commensali. Tra un sorso di vino e l’altro abbiamo raccontato la loro affascinante storia …

Storia e Curiosità sui Pici

I pici sono una tipologia di spaghetti dalla forma allungata, cilindrica, irregolare e spessa con un diametro di circa 4 millimetri.

Le prime testimonianze di questo tipo di preparazione risalgono all’epoca etrusca, in particolare al 473 a.C., data in cui viene realizzata la “Tomba dei Leopardi”, parte della necropoli etrusca dei Monterozzi a Tarquinia, in provincia di Viterbo, riconosciuta patrimonio Unesco nel 2004. All’interno di questa necropoli si possono ammirare una serie di affreschi e dipinti che rappresentano un tipico banchetto etrusco. Tra le portate servite al simposio si scorgono anche delle scodelle di pasta che ricordano da vicino i nostri pici.

Da Viterbo, i pici si diffusero, col tempo, in tutta la Toscana e furono adottati dai contadini locali come piatto povero, estremamente versatile perché adatto ad essere accompagnato con qualsiasi tipo di sugo. I più poveri, che non potevano permettersi sughi elaborati, consumavano questa pasta semplicemente con olio e cipolla passita.

Il loro nome deriva dal gesto che si realizza con il palmo della mano per allungare la pasta, strofinandola tra le due mani. In dialetto toscano si dice “appiciare”, da qui “picio” e “pici”.

In realtà esistono altre ipotesi circa l’origine del nome di questa pasta, anche se quella che vuole che derivi dal verbo "appiciare" sembra essere la più accreditata. C’è chi sostiene che questa ricetta fu inventata dal famoso gastronomo romano Marco Gavio Apicio, da cui “A-picio”. Altri sostengono che il nome derivi da quello della località aretina di San Felice in Pincis, altri ancora dall’abete bianco dalla forma stretta e allungata, come i “pici”, che si trova nella riserva naturale Pigellato in provincia di Siena.

Oggi i “pici” sono conosciuti in modi diversi a seconda delle località e delle province della Toscana in cui sono cucinati. Nella zona di Montalcino si parla di “pinci”, a Viterbo sono chiamati anche “umbrichelli” o “lombrichelli” e tra Arezzo e Firenze “lunghetti”.

Come e Quando i Pici

I pici sono un piatto ideale per un pranzo conviviale tra amici e parenti all’insegna della tradizione.

La loro preparazione richiede pochi ingredienti, facilmente reperibili. Dopo aver preparato un impasto con farina di grano, acqua, sale e farina, e averlo lasciato riposare per circa 30 minuti, arriva il momento di "appiciare". È necessaria una grande manualità e delicatezza perché il movimento dei palmi della mano con cui strofinare la pasta deve essere morbido e continuo, evitando che lo spaghetto si rompa o si schiacci.

Una volta preparata la pasta bisogna pensare al condimento. I pici si sposano bene con sughi corposi e saporiti. In alcune zone della Toscana si mangiano con il sugo chiamato “Aglione” con pomodoro, soffritto di cipolle, carote, sedano e, come suggerisce il nome, tanto aglio; oppure con il ragù di vaccina, con pollo, salsiccia e prosciutto; niente male anche con il ragù alle briciole con piccolissime briciole di pane tostato, olio e aglio; o ancora con sugo di anatra.

Noi abbiamo optato per un ragù classico, ma come potete capire ce n’è per tutti i gusti.

Con Quale Vino i Pici

I pici sono una ricetta dai sapori forti e intensi, soprattutto se si considera la consistenza e la struttura dei sughi con i quali solitamente vengono conditi. È consigliabile, dunque, accompagnarli con vini rossi altrettanto importanti che sappiano reggere il confronto con la succulenza del ragù.

Noi di Wineshop.it non abbiamo avuto dubbi: con un piatto toscano che richiede un vino rosso importante non esiste nulla di meglio di un Chianti Classico Riserva.

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