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​Vini dealcolizzati: Houston, abbiamo un problema

By Luca Stroppa 13 marzo 2024 286 Views

Da più parti si sente dire che i vini dealcolizzati rappresentano il futuro del mondo del vino, e forse anche il presente, dato che in diversi Stati sembra stiano conquistando una notevole fetta di mercato, soprattutto tra i più giovani e tra coloro che mostrano una particolare predilezione verso quelle bevande a basso o nullo contenuto alcolico. Il tema è di estrema, ma davvero estrema, attualità. Ogni giorno si susseguono notizie e novità e non mancano evoluzioni normative sulla questione.

Tutto ciò ci ha spinto a dire la nostra, a esprimere il nostro giudizio sul tema. Un giudizio libero, personale, sincero, ispirato ai principi del De gustibus non est disputandum, da amanti del vino, quello classico e tradizionale. Un giudizio che speriamo possa innescare un dibattito costruttivo e che possa permettere di mettere in luce varie tesi, argomentazioni e punti di vista tra i nostri lettori. Riassumendo, questa è la nostra visione: Houston, abbiamo un problema ... con i vini dealcolizzati.

Vini dealcolizzati: Houston, abbiamo un problema

Abbiamo scelto di utilizzare la celebre frase di John Leonard Swigert Jr., protagonista, con il suo equipaggio, delle incredibili peripezie della missione spaziale dell'Apollo 13, non a caso. L'espressione Houston, abbiamo un problema viene utilizzata nel linguaggio comune per descrivere una situazione intricata, difficile da risolvere, in quanto imprevista e complessa. Niente di meglio per presentare ciò che sta accadendo con i vini dealcolizzati o dealcolati.

Prima di mettere in luce le questioni fondamentali a riguardo, definiamo i vini dealcolizzati.

Vini dealcolizzati: Houston, abbiamo un problema

Ed ecco che sorge il primo problema. Lo definiamo problema terminologico, ma, in realtà, ha effetti e conseguenze di un certo peso e rilevanza su clienti e consumatori e, quindi, sulle loro scelte d'acquisto. Se ne è discusso parecchio e se ne discuterà ancora, ma la domanda è legittima: i vini dealcolizzati possono essere chiamati vini? Basta l'attributo dealcolizzati o l'espressione parzialmente dealcolizzati per risolvere la questione? E, ancora, la distinzione tra dealcolizzati e parzialmente dealcolizzati è nota a tutti?

Del resto, se il vino, per definizione, è una bevanda alcolica, che deve disporre di uno specifico grado alcolico minimo, diverso a seconda delle zone e delle Denominazioni, generalmente superiore al 9%, ha senso parlare di vino per prodotti che non presentano questo requisito minimo ed essenziale? Non vogliamo banalizzare ma chiediamoci: chiameremmo spumante un vino senza anidride carbonica o effervescenza? Probabilmente no, sarebbe una contraddizione. E allora ....

Houston, abbiamo un (primo) problema ... e come lo risolviamo?

Inoltre, c'è la questione normativa. Essendo prodotti di recente introduzione e affermazione e prima non regolamentati, è normale che leggi e norme sul tema siano in continua definizione ed evoluzione. Certo è che ciò crea un sorta di vuoto normativo che, sommato alla questione terminologica, crea non poca confusione.

Houston, abbiamo un (secondo) problema ... e come lo risolviamo?

La terza questione riguarda le logiche di mercato. Indubbiamente, sempre più consumatori si stanno orientando su vini dalla ridotta gradazione alcolica. Anche dai dati registrati dalla nostra enoteca online emerge questa tendenza. Ma un conto sono i cosiddetti vini leggeri, quelli che presentano una gradazione alcolica al di sotto del 13%-12%, un conto sono i vini con contenuto alcolico nullo o quasi. Il fatto che i primi siano sempre più ricercati fa parte della normale fluttuazione dei gusti, che, nelle varie epoche hanno definito standard differenti e, a volte, opposti. Fino a poco tempo fa, ad esempio, i vini con elevata gradazione alcolica rappresentavano un must ... I secondi, invece, rappresenterebbero una vera e propria rivoluzione, che costringerebbe produttori e cantine a rivedere logiche e metodi di produzione. Ma sono proprio questi vini quelli desiderati dai consumatori? Qual è il futuro di produttori e cantine?

Houston, abbiamo un (terzo) problema ... e come lo risolviamo?

Infine, basta assaggiare uno di questi vini (ne abbiamo bevuti in numero sufficiente per avere un quadro abbastanza approfondito) per constatare che si tratta di una bevanda differente. Può piacere o meno, come abbiamo scritto, dipende dai gusti personali, ma è oggettivo che il vino, nella sua accezione originaria, è qualcosa di diverso, soprattutto nel gusto e al palato. E questo, per noi, è il problema più grande ...

Houston, abbiamo un problemone ... e come lo risolviamo?

Forse evitando di definirli vini?!

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Posted in: Notizie sul vino
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