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​“Non farti infinocchiare!”: perché si dice e perché coinvolge il vino

By Luca Stroppa 30 luglio 2020 3081 Views

“Non farti infinocchiare!”: perché si dice e perché coinvolge il vino

Il verbo della lingua italiana “infinocchiare” è utilizzato come sinonimo di “ingannare” e l’espressione che ne deriva “non farti infinocchiare” è entrata nell’uso comune per mettere in guardia da possibili raggiri o imbrogli.

Come suggerisce il termine stesso, la sua origine va rintracciata nel famoso ortaggio e, più in generale, in una pratica non proprio onesta a cui spesso ricorrevano gli osti in epoca medievale.

Il Foeniculum vulgare, comunemente conosciuto come finocchio, è un ortaggio dalle molteplici proprietà benefiche, sfruttate, soprattutto in cucina, per preparazioni gustose e salutari: è un eccellente digestivo, ha capacità sgonfianti e depurative, è ricco di vitamina A, B e C e di sali minerali, rafforza le difese immunitarie e fa bene al cuore, alle ossa e alla vista; contiene, inoltre, sostanze odorose gradevoli utilizzate per aromatizzare alcuni piatti e non solo …

Il suo sapore distintivo e immediatamente riconoscibile, molto simile all’anice, è dovuto alla presenza di un composto aromatico chiamato “anetolo”, dall’incredibile potere dolcificante, capace di “sovrastare” e “alterare” altri sapori ed aromi. Anche per questo, un tempo, soprattutto nella tradizione contadina, i commensali terminavano il pasto mangiando del finocchio per aiutare la digestione, per rinfrescare e profumare la bocca e pulire il palato.

Ma non tutti gli usi del finocchio hanno o avevano fini onesti … Già in epoca romana, e ancor più frequentemente a partire dal Medioevo, gli osti ricorrevano al finocchio per mascherare gli odori di vini andati a male. Per riuscire a venderli o a servirli ai propri clienti, i vini venivano aromatizzati con i frutti di finocchio o serviti con un pezzo di pane e finocchio che, coprendo gli aromi sgradevoli del nettare, ingannavano il bevitore di turno.

Da questa disonesta usanza nacque l’espressione “farsi infinocchiare”, inizialmente riferita al cliente imbrogliato dall’oste, ma col tempo entrata nel linguaggio comune per indicare, metaforicamente, qualsiasi situazione truffaldina. Addirittura, Alessandro Manzoni, ne “I Promessi Sposi”, decise di ricorrere a questo termine, sancendone il definitivo ingresso nel vocabolario italiano. In uno dei primi passi del capitolo XI si legge: “Perpetua, ripensando a tutte le circostanze del fatto, e raccapezzandosi finalmente ch’era stata infinocchiata da Agnese, sentiva tanta rabbia di quella perfidia, che aveva proprio bisogno d’un po’ di sfogo.”

Oggi, tutti i dizionari italiani riportano il verbo “infinocchiare” e l’espressione “farsi infinocchiare”. E allora: attento a non “farti infinocchiare!".

Posted in: Curiosità sul vino
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