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​Lo Sforzato di Valtellina DOCG

By Luca Stroppa 04 maggio 2020 1689 Views

Lo Sforzato di Valtellina DOCG

Lo Sforzato è il vino simbolo della Valtellina, D.O.C.G. dal 2003. Frutto del lavoro “eroico” dei viticoltori locali, capaci di convertire impervi territori montani in luoghi particolarmente adatti alla coltivazione della vite, lo “Sfursat” è un vino eccellente, con caratteristiche uniche al mondo, il più antico e rappresentativo di questa preziosa zona vitivinicola.

In questo articolo, ti racconteremo la sua storia, le sue origini e alcune interessanti curiosità; ti sveleremo come viene prodotto e quali sono le sue caratteristiche organolettiche e, infine, ti consiglieremo alcuni gustosi abbinamenti.

Storia e origine dello Sforzato di Valtellina

Le origini della viticoltura in Valtellina sono molto lontane nel tempo e sono riconducibili all’epoca longobarda. Il successivo insediamento dei Romani fu decisivo per il perfezionamento e l’intensificazione della coltivazione della vite, portata avanti, nei secoli successivi, dai monaci benedettini. Furono proprio questi ultimi ad incentivare la coltivazione della “Chiavennasca”, il Nebbiolo Piemontese, che è alla base della produzione dei più importanti vini locali.

Tra il 1500 e il 1700 i territori della Valtellina furono occupati dal Cantone svizzero dei Grigioni. Grazie ai rapporti commerciali e diplomatici che il governo svizzero intratteneva con le corti del nord Europa la fama dei vini di questa zona conobbe un notevole impulso. Ancora oggi, la Svizzera e gli Stati nord-europei rappresentano un mercato privilegiato per i vini della Valtellina.

Proprio al XVI secolo risale il primo riferimento scritto riguardante lo “Sforzato”. Nel “Commentario de le più notabili e mostruose cose d’Italia” (1548), il fine umanista Ortensio Landi ci parla di un suo soggiorno valtellinese nel corso del quale ebbe la possibilità di assaggiare un vino pregiato: “Bevei di un vino detto il vino delle sgonfiate, credo fermamente ch’egli sia il miglior che al mondo si beva”. Il “vino delle sgonfiate” è proprio lo Sforzato e si riferisce all’appassimento delle sue uve e alla loro conseguente perdita d’acqua e di volume. Da qui il nome “vino delle sgonfiate”.

Il Landi ci fornisce altre informazioni sul questo vino: parla, ad esempio, di un suo uso come medicinale e lo descrive come un vino di una “potentia uguale a Iddio”.

Nei secoli successivi lo “Sfursat” è chiamato anche “vino aromatico”, mentre il nome con cui è conosciuto attualmente lo acquisisce solo nel 1800.

Stando al botanico valtellinese Giuseppe Filippo Massara, i viticoltori locali cominciarono a chiamare quel vino “Sforzato” o “Sfursat” proprio per mettere in risalto la sua caratteristica distintiva, che prima abbiamo accennato: le uve vengono lasciate maturare più a lungo del solito sulla pianta e vengono fatte appassire per circa tre mesi, il tutto per diminuire il contenuto d’acqua e consentire una maggiore concentrazione delle sostanze zuccherine negli acini. Questa pratica è conosciuta come “forzatura”, da qui “Sforzato” o, in dialetto, “Sfursat".

Lo Sforzato di Valtellina DOCG: caratteristiche e zona di produzione

Il nostro breve accenno alla storia dello Sforzato ha messo in risalto alcune delle caratteristiche distintive del vino che si è guadagnato la D.O.C.G. nel 2003.

In primo luogo, lo Sforzato di Valtellina DOCG è un vino che si ricava da uve Nebbiolo, localmente chiamato Chiavennasca, per almeno il 90% della sua composizione. Il restante 10% può essere riservato ad uve coltivate nella regione.

In secondo luogo, queste uve vengono lasciate sulla pianta per molto tempo in modo tale da raggiungere una maturazione prolungata e il più possibile completa. Al momento della vendemmia, rigorosamente a mano per non rovinare le bucce, gli acini presentano circa il 18-20% del contenuto zuccherino. Le uve vengono fatte appassire per diversi mesi fino a perdere circa il 30% del loro volume d’acqua e fino al raggiungimento del 26%-27% di concentrazione zuccherina.

Il disciplinare prevede, infine, un periodo di invecchiamento e di affinamento di venti mesi, dei quali almeno 12 in botti di legno.

Tra le altre importanti particolarità dello Sforzato ci sono anche le condizioni pedoclimatiche delle zone, tutte in provincia di Sondrio, dove vengono coltivate le uve.

La Valtellina è protetta, a nord e ad est, dalla catena montuosa delle Alpi Retiche e, a sud, dalle Alpi Orobie, che la racchiudono in una sorta di “anfiteatro”; è, inoltre, piuttosto vicina al Lago di Como, che funge da regolatore e mitigatore termico. I vigneti si estendono sul versante retico e si trovano ad un’altezza compresa tra i 300 e i 700 metri sopra il livello del mare. Qui i terreni sono ventilati perché collocati in una valle ma, allo stesso tempo, sono protetti dai venti freddi del nord e da quelli caldi del sud dalle catene montuose che li circondano. Le precipitazioni sono moderate e ben distribuite, l’umidità contenuta e l’esposizione solare notevole e costante, tale da proteggere i vigneti dalle gelate, favorendo la maturazione dell'uva.

A ciò contribuisce l’imponente sistema di terrazzamenti tipico di questa zona, che si estende per circa 2.500 km, e che si caratterizza per una miriade di muri a secco con una pendenza importante, alcuni fino al 70%, realizzati, nel corso dei secoli, dai viticoltori locali per consentire lo sfruttamento agricolo di questi terreni pedemontani impervi. Tale organizzazione necessita di una “viticoltura eroica”, praticata con successo in Valtellina.

E il risultato di questa incredibile organizzazione è proprio lo Sforzato di Valtellina DOCG: un grande vino rosso rubino con riflessi granato; al naso ampio, intenso, fruttato; in bocca di gran corpo e struttura (gradazione minima del 14% da disciplinare), vellutato, morbido e asciutto, con eventuale percezione di legno.

Lo Sforzato di Valtellina DOCG: possibili abbinamenti

Lo Sforzato di Valtellina DOCG è un vino adatto ad accompagnare piatti strutturati, soprattutto pietanze importanti di carne e selvaggina che sappiano reggere il confronto, esaltandosi vicendevolmente.

Ottimo anche con formaggi stagionati, ricchi e saporiti. Fantastico con il Bitto, il formaggio DOP Valtellinese, oppure con i pizzoccheri, altro piatto tipico della Valtellina.

La sua potenza e la sua personalità lo rendono adatto anche per essere bevuto fuori pasto, a piccoli sorsi, come “vino da meditazione”.

Posted in: Vini d'Italia
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