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​L’Albeisa: storia e caratteristiche della bottiglia d’Alba

By Luca Stroppa 23 dicembre 2020 635 Views

L’Albeisa: storia e caratteristiche della bottiglia d’Alba

L’Albeisa è una delle bottiglie di vino più conosciute ed utilizzate per custodire il nettare, in particolare i vini caratteristici dell’albese, nelle Langhe, dove è stata progettata ed è nata nel corso del 1700.

La sua storia è davvero interessante, indissolubilmente legata ai vini rossi del suo territorio e di tutto il Piemonte, e merita di essere raccontata.

La bottiglia "Albeisa": origine e storia

L’Albeisa nasce nel ‘700 per volontà dei produttori di vino operanti attorno ad Alba, un comune in provincia di Cuneo, nel cuore delle Langhe, e uno dei simboli dell’enologia piemontese.

I produttori locali pensarono ad un contenitore, diverso da quelli in circolazione all’epoca, capace di identificare, distinguere ed esaltare i propri vini, così come le borgognotte e le bordolesi caratterizzano i vini francesi. Con l’aiuto di esperti mastri vetrai progettarono e crearono una bottiglia con una forma e con caratteristiche specifiche, con una base piuttosto ampia, più arrotondata e con una spalla leggermente più pronunciata rispetto alla borgognotta.

Inizialmente, l’Albeisa, così chiamata nel dialetto locale, con il significato di “(bottiglia) di Alba”, fu prodotta in quantità contenute, rigorosamente a mano, ed utilizzata soltanto da un numero ristretto di produttori per imbottigliare dei veri e propri gioielli che andavano ad arricchire le tavole dell’alta borghesia.

Con l’invasione napoleonica, l’Albeisa fu gradualmente accantonata, relegata in una nicchia molto esclusiva, in favore delle bottiglie francesi: la Bordolese e la Borgognotta.

Nel 1973 l’enologo Renato Ratti, che stava costituendo un museo storico dei vini delle Langhe, scopre, in un’antica cantina, una bottiglia diversa da quelle francesi che venivano utilizzate in quel periodo. Quella bottiglia era un’esemplare di “Albeisa” tipica del Settecento. Grazie alla collaborazione dei produttori locali e di alcuni vetrai italiani quella bottiglia fu riprodotta in chiave moderna e, da quel momento in poi, fu utilizzata per imbottigliare i vini rossi tipici delle Langhe. Un caso unico in Italia, uno dei pochi in tutto il mondo, in cui una bottiglia, tipica della zona, viene utilizzata per identificare e distinguere uno specifico territorio d’origine. Una sorta di ulteriore marchio che certifica la provenienza di un vino. Barolo, Dolcetto, Barbera e Nebbiolo sono le principali Denominazioni associate a questa bottiglia.

L'utilizzo dell’Albeisa è disciplinato dall’”Associazione dei Produttori dell’Albese” che ne indica la possibilità di impiego e ne promuove la diffusione e il riconoscimento.

La bottiglia "Albeisa": caratteristiche

La nuova versione dell'Albeisa, quella successiva alla sua riscoperta nel 1973, si caratterizza per il nome impresso sul contenitore, riportato per ben 4 volte sulla spalla della bottiglia.

L’Albeisa: storia e caratteristiche della bottiglia d’Alba

Da un punto di vista strutturale, l’Albeisa presenta una base piuttosto ampia, un corpo cilindrico, spalle più pronunciate rispetto ad una Borgognona o Borgognotta, meno pronunciate rispetto ad una bordolese, con un collo più lungo rispetto a quest’ultima. Il cercine infine è presente ma è poco sporgente, anche perché questa bottiglia non è indicata per l’imbottigliamento di bollicine che richiedono un ancoraggio per le loro gabbiette metalliche.

Le spalle della bottiglia trattengono i sedimenti eventualmente presenti nel vino, soprattutto in quelli da invecchiamento come i vini rossi tipici delle Langhe per le quali la bottiglia, non a caso, è stata pensata.

Infine, l’Albeisa è quasi sempre marrone o comunque di colore scuro per proteggere il nettare dalla luce, favorendo il suo affinamento.

Posted in: Cultura del vino
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