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​Il mito del cucchiaino nello spumante

By Luca Stroppa 07 luglio 2020 4628 Views

Il mito del cucchiaino nello spumante

La leggenda narra che un cucchiaino inserito nel collo di una bottiglia di spumante aperta consenta una migliore conservazione della sua effervescenza, impedendo la fuoriuscita e la dispersione delle bollicine.

Come gran parte delle credenze popolari, quella del cucchiaino nello spumante è priva di evidenze scientifiche e si basa su un assunto teorico che però non trova riscontro nella pratica.

Il cucchiaino nello spumante: storia e origine del mito

Impedire che una bevanda con le bollicine si sgasi, perdendo la sua caratteristica effervescenza, è una missione che ha accompagnato l’uomo per diversi secoli. Prima dell’introduzione delle moderne tecnologie di conservazione e della progettazione di particolari formati dei contenitori, pensati appositamente per il consumo in un’unica occasione del liquido, si ricorreva ai cosiddetti “metodi della nonna”, tramandati di generazione in generazione.

Tra i rimedi “fai da te” utilizzati per la conservazione dell’effervescenza di uno spumante, quello del cucchiaino inserito nel collo della bottiglia ottenne un grande successo, tanto che, ancora oggi, qualcuno se ne serve.

Pare che questa credenza si diffuse tra i consumatori delle prime bottiglie di Champagne, alla ricerca di una soluzione per cercare di godersi tanto ben di Dio, profumatamente pagato, anche dopo qualche ora dalla sua apertura, mantenendo inalterata la sua effervescenza.

Una volta aperta una bottiglia di spumante, l’anidride carbonica intrappolata nel contenitore fuoriesce. La fuoriuscita del gas non è comunque repentina e immediata, anche perché il collo di una bottiglia è pensato per rallentare questo processo. Inoltre, la velocità di rilascio delle molecole di gas è influenzata dalla temperatura: più la temperatura è bassa e più i gas si disciolgono, più è alta e più si liberano dal liquido, disperdendosi nell’aria e sgasando lo spumante.

Per far sì che uno spumante non perda la sua effervescenza è dunque necessario impedire all’anidride carbonica di disperdersi nell’aria. Come?

Ritappando la bottiglia. Certamente, ma il tappo di uno spumante dopo l’apertura si dilata a tal punto che diventa impossibile riutilizzarlo. Ecco perché si è fatta strada l’idea di utilizzare un cucchiaino freddo da inserire dalla parte del manico. La posata e la bassa temperatura del suo manico funzionerebbero da ostacolo per la fuoriuscita del gas!

Il cucchiaino nello spumante: una soluzione che non funziona

La soluzione del cucchiaino nello spumante si rivela inefficace all’atto pratico per due semplici motivi. In primo luogo, il cucchiaino non garantisce una chiusura ermetica della bottiglia, ma solo un ingombro parziale. In secondo luogo, la bassa temperatura del manico è una condizione temporanea, che si perde nel giro di pochissimi minuti.

Addirittura, nel corso degli anni ’90 diversi studiosi hanno condotto una serie di esperimenti scientifici per verificare l’efficacia del metodo del cucchiaino nello spumante. Tutte le ricerche hanno dimostrato che l'inserimento di un cucchiaino in una bottiglia comporta la stessa perdita di effervescenza di una bottiglia lasciata totalmente aperta, risultando inutile per preservare le bollicine dello spumante.

L’unico metodo efficace, con comprovata evidenza scientifica, è quello della richiusura della bottiglia con tappo ermetico. E se la tua bottiglia è quasi vuota, ti consigliamo di trasferire il liquido in un contenitore meno capiente, per evitare la diminuzione della pressione interna e la conseguente liberazione di gas dal liquido.

Sarà pure affascinante, suggestivo e circondato da un’aura di mistero ma il metodo del cucchiaino va catalogato nell’ambito dei miti sul vino, con buona pace dei sostenitori del “fai da te”.

Posted in: Curiosità sul vino
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