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​Il Conte di Cavour e il successo del Barolo

By Luca Stroppa 29 gennaio 2021 540 Views

Il Conte di Cavour e il successo del Barolo

Il Conte Camillo Benso di Cavour è uno dei personaggi più conosciuti nella Storia del nostro Paese, protagonista indiscusso dell’Unità e dell’indipendenza italiana. Tutti lo conoscono e ricordano, come una filastrocca, il suo nome, cognome e titolo. Ma non tutti sanno che Cavour ha segnato in maniera indelebile anche la storia del vino italiano, contribuendo in maniera determinante all’affermazione e alla diffusione di uno dei più grandi rossi prodotti in Italia: il Barolo.

Cavour e la storia del Barolo

Il Nebbiolo viene coltivato nella zona del Barolo, nel cuore delle Langhe, da tempo immemorabile, antecedente all’epoca dei Romani.

Al di là di qualche sporadica testimonianza medievale, è tra il XVIII e il XIX secolo che il vino Barolo, ottenuto dalle uve del vitigno Nebbiolo, perfeziona le tecniche di vinificazione e si afferma sulla scena nazionale e internazionale come uno dei vini rossi di punta dell’enologia italiana.

Ed è proprio a Camillo Benso Conte di Cavour e a Giulia Colbert Falletti, ultima marchesa di Barolo, che viene attribuito il merito del successo di questo vino.

Vediamo insieme il perché.

Nel 1832, il poco più che ventenne Camillo Benso fu inviato dal padre Michele a Grinzane, un piccolo borgo in provincia di Cuneo, dove la famiglia possedeva una grande tenuta ricca di vigneti. Qui Camillo Benso di Cavour, che aveva già mostrato una certa predilezione per le tematiche legate all’agricoltura e alla viticoltura, avviò un progetto di miglioramento colturale dei terreni e di evoluzione tecnica nella produzione del vino, avvalendosi della collaborazione dell’enologo Pier Francesco Staglieno.

Siamo negli anni ‘30 dell’Ottocento e i primi vini della tenuta del conte di Cavour cominciarono ad essere venduti, con ottimi risultati, nel Regno di Sardegna.

Qualche anno dopo, allo Staglieno, in qualità di consulente enologico, si aggiunse un certo Louis Oudart, un commerciante di vini francesi e grande esperto di rossi bordolesi. È un momento chiave nella storia del nostro vino perché Oudart introdusse una serie di innovazioni, frutto dell’esperienza in terra d’Oltralpe, che definirono il volto “moderno” del Barolo.

È interessante notare che, in quello stesso periodo, la marchesa Giulia Colbert Falletti aveva affidato allo stesso Oudart i prestigiosi possedimenti terrieri della famiglia, dislocati tra il comune di Alba e quello di Barolo.

Per affrontare la concorrenza con i grandi vini francesi, Oudart perfezionò la produzione di un rosso secco, di lungo affinamento, capace di evolversi nel tempo e di resistere ai lunghi viaggi, senza perdere le sue caratteristiche organolettiche: il “nuovo” Barolo.

Fino a quel momento, infatti, il Barolo aveva caratteristiche completamente diverse: era un vino abboccato, se non dolce, non adatto all’invecchiamento e difficile da trasportare.

Fu così che nel 1844, per la prima volta, il Barolo “moderno” fu imbottigliato in 100, esclusivi, esemplari. Da quel momento, il successo nazionale e internazionale di questo vino è stato inarrestabile.

Pare che Carlo Alberto di Savoia chiese alla Marchesa di poter assaggiare quel nettare di cui tanti cominciavano a parlare. Al Re furono donate 325 botti di Barolo, una botte al giorno, esclusi i i 40 di Quaresima. Inutile dire che Carlo Alberto rimase entusiasta, promuovendo il Barolo come vino di Corte. Da qui l’espressione con cui è conosciuto: “il vino del Re” a cui poi se ne è affiancata una seconda, “il Re dei vini”, proprio a testimonianza del suo successo.

Tra gli altri aneddoti legati a Cavour e al Barolo, si racconta che il Conte inviò la cugina, la Contessa di Castiglione, in missione presso la Corte di Napoleone, per ottenere il suo sostegno nella lotta all’indipendenza dall’Austria. Il fascino e la bellezza della Contessa, unite al dono di diverse botti di Barolo, convinsero Napoleone a perorare la causa italiana.

E si dice che nel corso dei festeggiamenti per l’Unità d’Italia non si fece altro che bere Barolo!

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Posted in: Curiosità sul vino
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