Progetto Barbera - La Storia della Barbera

Ca del GrifoneMentre la Barbera Vigna Vecchia riposa nella sua botte, Daniela Vinciguerra ci racconta la storia di questo vino dalla lunga tradizione:

 

Vigna VecchiaNessun altro vino rosso italiano, negli ultimi anni, è cresciuto nella stima generale quanto la Barbera. Eppure, nonostante il sempre diffuso apprezzamento da parte di critici e intenditori, l’ascesa di questo vino è appena cominciata. Ciò che distingue la Barbera dagli altri rossi piemontesi è il fatto di essere straordinariamente promettente: in sé ha la potenzialità di riuscire un giorno a soddisfare la domanda mondiale dal punto di vista sia della qualità che della quantità. La Barbera, che da sola copre metà della superficie vitata della regione, è il simbolo della viticoltura piemontese. E’ apprezzata anche in altre regioni, tuttavia non c’è dubbio che la Barbera dia il meglio di sé nelle colline del Monferrato, nel Piemonte meridionale, dove i vini di talune vigne vantano attributi di colore, corpo, bouquet e sapore ineguagliati altrove. Si è soliti sostenere che l’uva, meglio di qualsiasi altro frutto riesca attraverso il vino a trasmettere all’uomo i sapori della terra. La Barbera fa molto di più, riesce ad esprimere anche il carattere dei piemontesi: caparbio, a volte scontroso, burbero, ma sempre costante, schietto, legatissimo alle tradizioni eppure aperto a quell’innovazione che gli permette di mantenere integra la propria originalità. Vecchie descrizioni della Barbera spesso parlano di vigore, della punta di asprezza e di un certo odore pungente; eppure nonostante questa reputazione di vino rude e vigoroso, molti piemontesi parlano della Barbera al femminile, uno dei pochi vini italiani a vantare una simile considerazione. Le origini della Barbera non sono chiare, anche se il vitigno è uscito dall’anonimato nell’Ottocento. Un vitigno che ha sempre goduto della massima stima nelle province di Asti e Alessandria, che comprendono le natie colline del Monferrato. Il ceppo si è ulteriormente irrobustito all’indomani del flagello della filossera, che ha devastato i vigneti europei alla fine del diciannovesimo secolo.

 

Vigna VecchiaI vignaioli hanno ripiantato vitigni che prosperavano in differenti condizioni di clima e suolo, che si dimostravano resistenti alle malattie e, soprattutto, che garantivano una produttività costante. La Barbera possedeva tali requisiti più di qualsiasi altra varietà d’uva. Attorno al 1900 l’agricoltura nelle aree dell’Astigiano e del Monferrato era ancora più promiscua di oggi, sicchè non c’era tempo, finita la vendemmia, per accudire alle fermentazioni del vino con l’attenzione che sarebbe stata necessaria: lo impediva l’urgenza di seminare i cereali. Perciò a novembre si abbandonava il mosto in fermentazione nei tini; in quelle condizioni il vino veniva fatalmente deteriorato dall’acescenza e diventava imbevibile. L’esigenza di coltivare uve il cui vino fosse immune, o quasi, dal pericolo delle alterazioni era perciò imperiosa. E fu proprio essa a determinare la fortuna della Barbera, la cui costituzione acida era tale da creare una vera e propria barriera contro i batteri che avrebbero vanificato il lavoro dell’intera annata. Oggi il ruolo della Barbera sta cambiando: fino a 20 anni fa veniva classificato come vino quotidiano, privo di particolari pregi, ora è segnalato come il vino piemontese del terzo millennio, destinato a confrontarsi con i mostri sacri dell’enologia al vertice delle classifiche internazionali. Un tempo a un vino di qualità si chiedeva di avere una certa gradazione alcolica e una buona acidità per reggere l’invecchiamento. Oggi non è più sufficiente, un vino lo si vuole con il colore intenso, il profumo avvolgente, il gusto morbido ed elegante. Ma non basta ancora: ad un vino di qualità si chiede che alle spalle abbia un territorio ben definito. Una storia importante e la testimonianza che abbia fatto parte della cultura della civiltà contadina. La Barbera possiede tutte queste caratteristiche, ma non le manifesta dappertutto perché, da quel vitigno originale che è, si esprime alla grande soltanto nel suo territorio d’elezione, il Piemonte. E proprio grazie alla Barbera il Piemonte ha tutte le carte in regola per competere con la più importante Regione vinicola europea: la Borgogna.

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