La vigna del nonno

Questo simpatico racconto ci è stato inviato dal nostro cliente Nina Artina di Torino.

Nella grande cucina della casa rustica della famiglia Debellis, vignaioli delle Langhe, nonno Giuseppe e suo figlio Agostino discutevano animatamente alla presenza del nipote Giuseppe sull’opportunità di vendere una vecchissima vigna, grande poco più di tre ettari, ma che da generazioni rappresentava la storia dei Debellis, una vigna questa che dava del Barolo riconosciuto fra i migliori, se non il miglior Barolo delle Langhe. Nonno Giuseppe non aveva mai voluto rinnovare i suoi vitigni al punto che questi, anno dopo anno, pur dando sempre degli splendidi grappoli, ne davano altresì sempre di meno. Per cui Agostino discuteva ogni giorno con il padre sull’opportunità di un completo rinnovamento di tutta la vigna, ma nonno Giuseppe alle giuste rimostranze del figlio cocciutamente si opponeva, asserendo che questa vigna, denominata “Vigna del Nonno”, con lui in vita doveva rimanere come suo padre, suo nonno e suo bisnonno l’avevano fatta arrivare sino a lui. Ma ultimamente era giunta ai Debellis una allettante proposta di acquisto di quel piccolo podere. Infatti un ricco commerciante di Cuneo volendo intraprendere l’attività di vignaiolo, proponeva ai Debellis la vendita della “Vigna del Nonno” offrendo in cambio una cifra oltremodo considerevole. Questa proposta venne fatta direttamente ad Agostino, il quale la ripropose a suo padre: apriti cielo! In casa Debellis fu come se fosse entrato un fulmine. Per poco nonno Giuseppe non prese per il collo il figlio. Poi l’intervento della nuora Assunta e della nonna placarono il vecchio e per qualche tempo la pace tornò in famiglia. Ma un giorno Agostino, pensando di trovare nel padre più accondiscendenza, con giri di parole ricominciò il discorso della vendita della “Vigna del Nonno”. “Vedi papà la vigna di cui ci propongono l’acquisto è bensì un caro ricordo dei nostri vecchi ma noi dobbiamo guardare al futuro. Questo piccolo podere è, come tu ben sai, posto al limitare della nostra proprietà. E non toglie nulla alle restanti vigne. Le nostre cantine hanno bisogno di essere completamente ristrutturate e gran parte dei nostri vigneti necessitano di un profondo rinnovamento. Lavori questi che ci costerebbero non poco.” Il nonno sembrava assorto come se non ascoltasse il figlio, mentre invece stava riflettendo e, come in tutti i contadini, pian piano il buon senso stava facendosi in strada nella sua mente. Lasciò che il figlio si esprimesse sull’argomento, poi fu lui con un lungo discorso a rendersi disponibile alla vendita della vecchia vigna. Iniziò a fare la storia di come, vitigno dopo vitigno, suo bisnonno compose i filari, di come con amore quei primi grappoli diedero origine alle prime bottiglie di Barolo, anche se inizialmente non ottimo, per poi diventare Barolo tanto eccellente da essere fra i migliori delle Langhe. Terminata la storia della vigna concluse: “tutto sommato mi rendo conto che tutte le belle cose nascono e muoiono, e sono certo che questa di vigna debba terminare con me. E sia, cerca di ricavarne il massimo, poi daremo luogo alla ristrutturazione di cui parlavi”. Il discorrere fra padre e figlio non andò oltre. Il nipote Giuseppe, che era presente, non intervenne ma alle ultime parole del nonno il suo viso mostrò disappunto ed amarezza. La domenica successiva all’accordo tra padre e figlio sull’opportunità della vendita della vigna, si apriva la caccia in quel della provincia di Cuneo, e nonno e nipote, ancora buio, si trovarono nella cucina dove mamma Assunta si era alzata a preparare la colazione. La frugale colazione si svolse in breve tempo, subito dopo il nipote andò al canile a slegare i cani, così che nonno e nipote si avviarono percorrendo un viottolo verso le stoppie. Il risultato della caccia risultò poca cosa: qualche quaglia e solo due pernici. Il nonno si rivolse al nipote: “Caro il mio Giuseppe, sarà perché sono vecchio ma la camminata mi ha completamente svuotato di energia, se vuoi puoi continuare da solo, io torno in cascina”. A queste parole Giuseppe fece riscontro: “Va bene anche per me, vorrà dire che oggi pomeriggio tornerò a battere le stoppie alte, per ora torno con te in cascina”. Così nonno e nipote si avviarono verso casa. Il sentiero che portava alla residenza dei Debellis passava tangente alla “Vigna del Nonno”, ed in breve i due la raggiunsero. Quando, all’inizio del filare di testa, due splendide tortore, appollaiate sul filo, stavano beccando un grosso grappolo d’uva. Il nonno fece segno al nipote che si trovava defilato al filare di sparare. Con un solo colpo le avrebbe colpite entrambe. Giuseppe le puntò, ma non sparò per nulla, anzi fece con le mani rumore e le tortore si involarono … Il nonno non capì il motivo per cui Giuseppe non sparò e gli chiese: “Perché non hai sparato? Con un solo colpo le avresti colpite entrambe”. La risposta fu immediata: “Da quella posizione in cui mi trovavo avevo davanti a me per tutta la sua lunghezza il filare, sparando avrei colpito entrambe le tortore, ma, cosa per me più importante, chissà quanti grappoli avrei rovinato, così ho preferito lasciare involare le tortore e non rovinare parte dei grappoli”. Alle ultime parole del nipote il nonno non replicò, ma gli si inumidirono gli occhi e avvicinandosi a Giuseppe gli accarezzò il viso. In breve nonno e nipote raggiunsero la loro cascina. Nonno Giuseppe entrato in cucina chiese immediatamente di suo figlio. Il figlio si presentò davanti al padre chiedendogli il motivo della chiamata così perentoria. “Caro il mio figliolo, niente di particolare, ho deciso di non vendere più la vecchia vigna, ed il motivo è semplice, mio nipote, cioè tuo figlio, mi ha insegnato tutto ciò che noi due non abbiamo capito”. E raccontò il fatto delle tortore e dei grappoli d’uva concludendo: “Se per pochi grappoli d’uva, mio nipote ha avuto cura di non comprometterli, perché noi due dobbiamo vendere tutta la vigna che è stata non poco la storia della nostra famiglia?”. Quello stesso giorno a mezzogiorno, tutta la famiglia Debellis si ritrovò attorno alla grande tavolata imbandita sotto il portico della cascina. Presenti anche il parroco ed il medico del paese che erano stati invitati in quanto ricorreva la festa del patrono. Quando Giuseppe rivolgendosi al nonno gli disse “non ho ritenuto opportuno stappare le ultime bottiglie di Barolo provenienti dalla Vigna del Nonno poiché ritengo saranno le ultime” il nonno fu repentino nel rispondergli “non preoccuparti non saranno le ultime, almeno sin che io vivrò”. A questo punto fu Agostino a continuare: “Caro figliolo questo vino lo berremo non solo finchè il nonno vivrà, ma lo berremo per sempre”. Giuseppe capì, e fu a lui, a questo punto, che si inumidirono gli occhi. Mentre nel frattempo i bicchieri si riempivano di irripetibile Barolo.
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