Un grande incontro

Questo appassionato racconto ci è stato inviato dal nostro cliente Paolo Lovera di Mondovì (Cuneo).

Ultimamente confesso di essere un po’ confuso e frastornato. Il diploma di sommelier mi ha insegnato un metodo di degustazione del vino che ritengo tuttora valido. Ma a volte,durante le degustazioni alla cieca organizzate con i sommelier della zona in cui vivo, capita di essere in totale contrasto confrontando il risultato delle nostre con quelle della "Guida ai vini d’Italia" dell’Associazione Italiana Sommelier. Non riusciamo a comprendere il perché di tali discrepanze, tuttavia voglio solo aggiungere che riguardano vini di aziende di Langa molto quotate …Comunque sia, con tale stato d’animo mi sono recato a cena alla" Cantina dell’Aquila", dagli amici sommelier Beppe e Mina con la speranza di scacciare questi pensieri negativi dalla mia mente degustatrice. Alla domanda rituale del vino da ordinare, ho confessato a Beppe lo stato di incertezza a cui ero pervenuto e l’ho pregato di farmi riconciliare con il mondo del vino. "Portami un grande vino, ti prego! Un archetipo, un monolito di Kubrik che scacci tutti i miei pensieri malevoli e restituisca speranza!" gli dissi. "Però ti prego di servirlo nel mio bicchiere in cucina, cosicché non veda l’etichetta forse condizionante della tua scelta". Beppe si reca in cantina a meditare sulla scelta davanti alla sua splendida collezione di vini. Torna dopo dieci minuti con in mano un grosso calice contenente un vino rosso rubino denso, impenetrabile; un colore stupendo che mi fa ben sperare. Avvicino le narici al bicchiere con una certa esitazione, poiché si sa che da bottiglie appena aperte possono fuoriuscire odori di ridotto non proprio gradevoli. Che sorpresa! Frutta rossa purissima ad ondate impregna le mucose olfattive, subito incalzata da spezie eterogenee. Il tutto si infrange sul bagnasciuga dietro ai miei occhi, donandomi un bouquet unico e, cercando nei files della mia memoria olfattiva, appartenente ai grandi vini che in passato degustai. Guardo estasiato Beppe che ammicca con un espressione del tipo "Io lo sapevo già!". Continuo ad accostare il bicchiere al naso senza mai stancarmi: ciliegia, prugna … ora le more! Un grande cesto di frutta contornato da … si! cannella, chiodi di garofano, noce moscata si mostrano a turno in grande definizione! A volte si presentano a piccoli sbuffi la vaniglia e la menta. Personalmente di un vino apprezzo maggiormente l’aspetto olfattivo, quindi me ne sto in compagnia di questi profumi per un bel po’ di tempo, fino a quando Beppe non si presenta con in mano il piatto che avevo ordinato: il filetto di vitello cotto con il "lardo di Colonnata " e contorno di carote. Pertanto verso in bocca un sorso del vino e ... sento proprio ciò che mi aspettavo: un ingresso dolce e morbido cui sussegue una giusta freschezza e tannini di grana finissima. La lancetta della bilancia del farmacista si fermerebbe proprio in mezzo, a sancire un equilibrio proprio dei grandi "Pauillac" bordolesi! Deglutisco e il liquido rosso mi lascia ricordi di un frutto – spezia che pare non abbiano fine. Questo è un vino da meditazione! Intanto, poichè l’appetito si fa sentire, provo senza esitazione ad assaggiare il filetto:mmm!! ... La succosità della carne ben si sposa con gli aromi e la pienezza del lardo. Un gran bel piatto sicuramente degno compagno del vino a lui adiacente. L’abbinamento è semplicemente perfetto. I due, inghiottiti dalle mie fauci, discendono mano nella mano, come innamorati che tutto si concedono, senza timore, regalandomi ulteriori sensazioni inattese. Non so più come ringraziare Beppe e Mina per l’ incontro che mi hanno procurato. Decido di porre fine alla cena per raggiunta beatitudine enogastronomia, congedandomi con tanto di applauso dai due nobili ristoratori. Insomma, un incontro casuale, non pianificato, forse proprio per questo motivo ancora più riuscito. Ah che sbadato! Dimenticavo! Il vino è il Montepulciano d’Abruzzo "Villa Gemma" 1998 di Masciarelli.

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