Tramonto a Pantelleria

Questo bello e struggente racconto ci è stato inviato dal nostro cliente Ing. Giovanni Salotto di Milano.

L’aereo si inclinò d’ala lasciando intravedere l’azzurro del mare per poi atterrare sulla pista al centro dell’isola. Giuseppe scese la scaletta e respirò l’aria ancora calda del pomeriggio di quella giornata di fine settembre. Finalmente a Pantelleria! Il sogno tanto desiderato da Giuseppe si stava realizzando. Era un bancario in pensione, senza figli, sposato, aimè non proprio felicemente, con Rosalba, una donna più vecchia di lui, piuttosto egoista e dispotica. Fin da giovane era stato sempre attirato dal mondo del vino ma non era mai riuscito a coltivare questa passione, un po’ per lo scarso tempo libero che gli lasciava il suo lavoro in banca, un po’ perché Rosalba tra i tanti difetti aveva anche quello di essere completamente astemia. Ora che era in pensione era riuscito a strappare alla moglie il consenso a frequentare un corso di sommelier ed aveva conosciuto un produttore di Pantelleria, di nome Oscar, che aveva all’incirca la sua età. L’intesa era stata immediata ed il produttore, quasi per gioco, aveva invitato il bancario a dargli una mano con la vendemmia. Detto fatto, Giuseppe non si era lasciato sfuggire l’occasione: di nascosto dalla moglie aveva comprato un biglietto d’aereo, e, fattosi coraggio, aveva avvertito Rosalba della sua intenzione di passare una settimana a Pantelleria, ospite del suo amico. Ancora gli ronzavano le orecchie per le urla stridule della moglie tanto che non poteva credere di essere lì al piccolo terminal dell’aeroporto ad aspettare l’amico. Oscar si presentò, abbronzato ed in maniche di camicia, alla guida di una vecchia panda. Nel tragitto verso la casa del produttore, Giuseppe si rilassò godendosi il paesaggio ed annusando il profumo del mare di fine estate, così diverso dai cattivi odori del suo quartiere nella periferia di Milano. La casa dell’amico era situata in mezzo ai vigneti, su di una piana a circa un paio di chilometri dalla costa, con una vista strepitosa sul mare. Oscar presentò a Giuseppe la moglie e la numerosa famiglia, una decina di persone tra figli, cognati, nuore e nipoti, tutte impegnate nella conduzione dell’azienda vitivinicola. Giuseppe rimase colpito dalla famiglia del produttore, persone gentili, schiette e piene di calore, e si ricordò delle sue origini contadine quando da piccolo viveva con i nonni in una cascina della bassa bergamasca. Dopo una lauta cena a base di pesce, naturalmente innaffiata con l’ottimo vino bianco dell’azienda, Giuseppe si coricò: la testa gli girava ma era felice di essere lì. Il mattino dopo, di buon ora, si recò sui campi con tutta la famiglia. Il sole stava sorgendo e l’isola si presentava in tutta la sua bellezza: il blu del mare, ancora calmo all’orizzonte, contrastava con il verde delle vigne disposte in filari ed il tetto bianco dei dammusi, le tipiche abitazioni dei contadini. Un silenzio, a cui Giuseppe non era abituato, riempiva l’aria interrotto soltanto dai rumori della natura che si stava svegliando. Giuseppe sentì che il suo cuore si allargava colmo di gratitudine e si stupì di essere addirittura commosso di fronte a tanta bellezza. La raccolta dell’uva andò avanti per tutta la mattinata, poi ci si riunì all’ombra di un porticato per il pranzo a base di pane casereccio, formaggio e vino. I bambini giocavano tutto intorno infondendo allegria e trasmettendo un calore che Giuseppe non aveva mai provato. Dopo una siesta di qualche ora ed un buon bagno di mare tonificante, il pomeriggio tardi riprese la raccolta. Alla fine della giornata Giuseppe era stravolto dalla fatica, gli dolevano tutte le ossa, ma stranamente non gliene importava nulla, anzi non si era sentito mai così bene in vita sua. Quella sera dopo cena, mentre guardava la luna, con in mano un bicchiere di passito, Giuseppe pensò alla sua vita: ai tanti anni passati sulle scartoffie della banca, alla moglie che l’aspettava a Milano, ai figli che non c’erano mai stati … Capì che aveva sbagliato tutto. Amaramente si rese conto che era giunto al tramonto della sua esistenza e che purtroppo era troppo tardi per cambiare.

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