Occhi Verdi

Questo nostalgico racconto ci è stato inviato dal nostro cliente Vincenzo D'Antonio di Napoli.

Mi sono anticipato di qualche mese. Ho sentore, null’altro che vago sentore, che tu nell’estate ormai imminente verrai da queste parti, nutrita la compagnia, di certo accompagnata dall’uomo tuo. Uomo dell’istante. Compagnia nutrita e allegra. Rumorosamente allegra. E’ l’estate, ed in estate ci si diverte. Visiterai Scicli ? Spero di sì. Ti piace il barocco. I tuoi capelli sono barocchi, lo sono i tuoi seni. Ecco, la tua è, a tratti, bellezza barocca. Il tuo è, a tratti, fascino barocco. E allora, dicevo, me ne sono venuto qui a Scicli in anticipo. Ho preso casa, garantito che sia tra le case più fresche di Scicli in piena estate, sin da Aprile e ci trascorro la Pasqua e poi tutto maggio e via a venire il tempo esitivo. Dovrei lasciare Scicli a fine ottobre. Ma chissà se mai più vorrò lasciarla. Mi sto acclimatando in questi primi giorni e già mi sento a mio agio. Verrai ? Spero di sì. Quante probabilità ? Non posso saperlo. Già sono basse che tu venga in Sicilia. Ci siete stati, la tua compagnia e tu, la scorsa estate. E ammesso che tu venga in Sicilia, perchè Scicli ? Sì, per il barocco. E ammesso che tu venga a Scicli, come potrebbe mai capitare di incontrarci ? Va detto: percentuali da albumina; sì, zero virgola qualcosa. L’ho stappata un paio di ore fa. Regalo di chi mi sta diventando amico. Si chiama Michele. Anche lui è innamorato. Io di te. Lui di Scicli. Sono dodici anni che vive qui, Michele. Mi ha regalato bottiglia di vino al quale tiene molto: Siclys. Da sole uve Nero d’Avola. Avola non dista molto da qui. Se verrai a Scicli e se ci incontreremo, alla tua compagnia chiedendo permesso, all’uomo tuo chiedendo licenza breve, andremo ad Avola. Anche. I vigneti di questo Nero d’Avola sono in contrada Romito ed in contrada Piazza Filippa. Posti belli. Tempi lenti. Ti ricordi i nostri tempi ? Io me li ricordo. Tu te li ricordi ? Sto versando il Siclys 2009 nell’appropriato calice, e mi tengo vuoto tre dita di calice. E’ misura mia. Mi capisco solo io. Ho un altro calice. Per quando verrai. Se verrai. Te li ricordi i nostri tempi, allora ? Io ricordo tutto e non fai fatica a credermi perchè da sempre la mia memoria ti ha sorpreso. Posso mica raccontarti tutto per dimostrarti che tutto, ma proprio tutto, ricordo ? Quella sera nell’albergo di lusso alle porte di Tunisi. Ebbi modo di capire che c’è mal d’Africa e mal d’Africa. A me colpì un mal d’Africa esclusivo dal quale mai più mi riprendo. Come ti chiami ? Mi rispondesti. Fortuna mi desti il tuo bigliettino, dopo. Non ascoltai le tue parole. Bensì tramite esse, carrier casuale, ascoltai i suoni della tua voce. Ed il tempo si fermò. Si fermò. Il tempo si fermò per la durata del tuo sguardo. I tuoi occhi verdi. Sono occhi che una volta conosciuti, poi non se ne fa a meno. Sono occhi che ci si può morire. E come nei fatti io ci sto proprio morendo. Otto mesi in barrique e poi due anni in bottiglia. Me lo ha detto Marcello. Il colore di Siclys è rubino intenso. Il colore dei tuoi occhi verdi è verde intenso. Ti ricordi quando te lo dicevo e quando te lo ripetevo ? Hai gli occhi più belli del mondo ed il mondo è più bello grazie ai tuoi occhi. Una cena proprio buona. Stavo per dire “buona assai”. E la sera successiva una cena discreta. Entrambe a Pompei. E la sera della cena discreta, da soli, small group seminando, ritorno sul luogo della cena “buona assai” per un dopocena magico. Amici miei che sono diventati amici nostri. E la decisione che sarebbe divenuta, quella data, data da festeggiare ogni anno, anno dopo anno. I profumi sono irruenti come la Sicilia tutta è irruente. Ci sento i frutti rossi. Io ci sento l’amarena ancor prima ed ancor meglio che il ribes. Voluttà olfattiva. E la passeggiata sulla Via Minervia ? Sentiero sconnesso. Panorama che è bello proprio. Diciamolo: è bello assai. E il dopocena in terrazza. Quello te lo ricordi ? Ti volevo già bene. E mica poco. Oh, mio Dio, quanto grande e quanto profondo è il bene che ti voglio ! In percezione seconda, avverto agrumi canditi. Inebrianti, anche profumi speziati. Avverto cannella. Mi sbaglio ? Non so. E su quella terrazza dell’albergo di Sorrento, per tetto le stelle, tu sei diventata per me la donna mia. La donna mia, ovvero tu, è la donna più bella e più affascinante del mondo. Però tutto ciò non risponde alla realtà. E adesso, in percezione terza, e basta qui, avverto anche la liquerizia. Mi hai voluto buttar via. Dicevi di volermi bene. E mi hai buttato via. Quanti baci, tesoro. Ma dove sei adesso ? Io sono qui a Scicli. Ehi, che bel calore al primo sorso ! Liquido è liquido; a momenti rasenta il solido. Vino che si mangia, ma non è vero. Vino che si beve e si beve così di un bene. E’ elegante senza essere esile. Ha portamento robusto. Mi piace. Vorrei che i calici fossero due, entrambi riempiti a metà. Vorrei averti accanto in questa calda sera di primavera a Scicli. Vorrei ammirare ancora la tua bellezza. Vorrei ancora che i tuoi occhi verdi potessero guardare i miei affinchè possa tu ancora capire quanto ancora ti voglio bene e quanto ancora te ne vorrò per sempre. Perchè, sta scritto, tu sei la donna mia.

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