Il furto

Questo simpatico racconto ci è stato inviato dal nostro cliente Edoardo Rampinelli di Caltanisetta.

Appoggiato ad un pino marittimo, un vecchio pastore siciliano pascolava pecore e capre guardando il mare sotto la scogliera. I suoi pensieri lo portavano lontano nel tempo, quando il suo mondo era un aspro vivere quotidiano del mondo arcaico contadino. Si ricordava del suo piccolo podere, quattro casupole senza luce elettrica dove l'acqua si attingeva da un pozzo posto ad oltre un chilometro dal podere. Quanti ricordi, ricordi di fatti anche piacevoli, ma a volte pure tragici: duelli rusticani per poche cose, una pecora, un confine, o più spesso una donna, il cui amore era conteso tra due innamorati. Ma a questo vecchio pastore il ricordo che quel giorno gli sovvenne, seduto guardando lo splendido mare di Sicilia, era un episodio di quando appena giovinetto, fu richiesto al suo buon padre dall'intendente del signore del luogo perchè aiutasse in cucina in concomitanza di una festa che si dava in casa dei Marchesi Gattusi, feudatari della zona. Così Manu si presentò al portone di casa Gattusi. L'intendente lo accolse come fosse il più umile dei servi, poi lo portò in cucina, dove già di buon mattino servi, camerieri e cuochi stavano preparando ogni cosa. A Manu (diminutivo di Emanuele) gli addossarono gli incarichi più pesanti ed umili: trasporto dalla legnaia di quanto occorresse ai fornelli, approvvigionamento dell'acqua e servizi simili. A Manu gli stralunarono gli occhi: mai in vita sua aveva visto tanta abbondanza, capponi, salami, pesci, torte, ecc. In casa sua si ricordava solo pane stantio e, non sempre, formaggio di capra, e acqua e anche questa un poco salmastra. Ma quel giorno, e per la prima volta in vita sua, era testimone che a qualcuno, a differenza di altri, era possibile vivere in così opulenta abbondanza. Poi quando vide le bottiglie chiese cosa contenessero. Vino, gli fu risposto. Vino, riflettè Manu. Quando lui il vino lo sapeva raccolto solo in fiasche di cuoio, dove i grandi ne trangugiavano a sorsate durante i pasti. A questo punto si ricordò pure il proseguo della giornata. A mezzogiorno gli diedero una ciotola di ottima minestra, un bel pezzo di pane bianco, della salsiccia e del formaggio, e potè bere del freschissimo vino annacquato. Per lui rappresentò un pasto fantastico, ma nella sua mente gli rimasero soprattutto le bottiglie di vino. Poi di primo pomeriggio finì il suo lavoro, l'intendente lo liquidò con quattro soldi ed una sacca di pane avanzato. Così che felice si apprestava a tornare a casa. Quando i suoi occhi si posarono su di una bottiglia appoggiata accanto all'uscio della cucina. Fu un attimo, senza perdere un secondo, non visto, nella penombra della cucina, si avvicinò alla bottiglia, e come gatto furtivamente la infilò nella sacca. Poi frettolosamente uscì dalla casa e si avviò per il viottolo verso casa. Appena giunto in prossimità del suo podere, guardingo, tolse dalla sacca la bottiglia, che aperta non aveva il tappo ma aveva ancora buona parte del suo contenuto, dal quale sorseggiò un poco trovandolo dolce e delizioso. Quindi rimise la bottiglia nella sacca ed a passi svelti si avviò al podere. Il suo primo pensiero fu di mettere tutto il contenuto della sacca a disposizione della famiglia. Poi un idea peregrina lo fece desistere dal primo pensiero. Tolse infatti la bottiglia ed un pezzo non piccolo di pane e li nascose in una nicchia del muro a secco delimitante il podere. Poi trionfante entrò in casa. Subito il buon padre chiese a Manu quanto gli avessero dato e constatato il quanto, si ritenne, nonostante la miseria di quei pochi soldi, più che soddisfatto, osservando: "Provvidenza di Dio! Provvidenza di Dio! Oggi è domenica, sino a domani mattina i lavori a te destinati li farà tuo fratello Nestorre, quindi puoi sin da ora riposarti". Manu uscì di fretta dal podere, prese dalla nicchia la bottiglia ed il pane e si avviò verso la capanna degli attrezzi agricoli, socchiuse la porta e si sedette sulla paglia, ed iniziò il suo festino privato a base di vino dolce e pane bianco. Verso sera la madre di Manu cercò chiamando a gran voce il figlio ma non ebbe risposta, poi un poco preoccupata uscì dal podere e si avviò verso il deposito attrezzi, dove all'interno trovò Manu addormentato ma pure sbronzo. Uscendo dalla capanna incontrò il marito e lo informò che Manu era nella capanna addormentato. Alla notizia il marito aggiunse: "Lasciamolo dormire, quei cani dei Marchesi lo hanno sfiancato di lavoro, che il buon Dio li prenda!". Mentre il Dio che prese Manu era il Dio Bacco.

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