Il festino dei gatti in casa Vidal

Questo simpatico racconto ci è stato inviato dal nostro cliente l'Arch. Giuseppe Broletti di Bergamo.

Nella bella ed antica cucina dei nobili Vidal, un'anziana domestica stava spiumando, togliendoli da un cesto impagliato, un numero imprecisato di tordi, ricco carniere del nobiluomo Luigi Vidal, che dalla sua uccellanda, di primo mattino sino a mezzogiorno, li aveva catturati. Nell'affidarli alla sua affezionatissima Cesira, le aveva raccomandato, dopo averli spiumati e puliti, di infilzarli in tanti spiedini e, messi in padella, innaffiarli di vino bianco ed in casseruola prepararli per la sera, poiché aveva ospiti gli amici di sempre. "Siamo intesi vero? cara la mia Cesira". Cesira prese la parola "intesi" come un pur velato rimprovero. E rispose: "Veda signor Luigi, io (e rimarcò quell'io) ho sempre servito questa nobile casa in modo più che bene, o no?!" "Sicuramente" fu la risposta del signor Luigi, "ma forse con qualche bicchiere di vino in meno le cose le avresti fatte ancora meglio". Così concludendo uscì dalla cucina. Cesira prese male le ultime parole del nobiluomo e ad alta voce prese a declamare: "mì per un bicchierin de vino tante bale, lu che sembriaga tutte le domeniche e le feste comandade, tutto ben!". Così dicendosi continuò lo spiumaggio. Ne aveva spiumato non più di una dozzina, quando si disse: "questa piuma un poco me va in gola, sarà ben che beva un gocieto de vin!" così dicendosi si alzò dalla seggiola ed andò a fianco del camino dove erano riposte più bottiglie di ottimo vino, messe in quel luogo per intiepidirle, pronte per la cena. E prese a caso una bottiglia di Valpolicella, la stappò e riempito un capace bicchiere, gorgogliando letteralmente, lo trangugiò. Avidamente leccatosi le labbra sentenziò: "Come le bon, come le bon, le proprio bono!". Così continuando spiumava qualche tordo, intercalando lo spiumaggio con il versare nel bicchiere il contenuto della bottiglia, che ben presto svuotò. Cesira si sentiva felice, e per un po' non pensò più al vino. Ma ben presto la tentazione di bere altro vino vinse sulla volontà di resistere e prese un'altra bottiglia, ma non più come la precedente, ma bensì di un vino oltremodo pregiato vanto della cantina dei Vidal, era questo un Amarone, e dopo averla accuratamente stappata, bicchiere dopo bicchiere, la svuotò completamente. Anche per questa bottiglia il giudizio di Cesira fu il medesimo pronunciato per la prima: "Come le bon, come le bon, le proprio bono!". Ma purtroppo l'effetto del vino cominciò a manifestarsi e Cesira appoggiò la testa sul tavolo e comodamente seduta sulla seggiola si addormentò sonoramente. A questo punto tutto si trasformò in tragedia, i tre gatti che gironzolavano per la cucina si accorsero che Cesira era nel mondo dei sogni, si avventarono nel cesto dei tordi e ne fecero man bassa. Il tempo passava e Cesira dopo più di tre ore si svegliò accorgendosi che di tordi ne rimanevano ben pochi, ma non fece a tempo a prendere completa visione del dramma, quando il nobiluomo signor Luigi fece irruzione nella cucina, accorgendosi di quanto era successo. Ad un primo momento parve arrabbiarsi, poi si rese conto della comicità del fatto, e rivolgendosi a Cesira gliene chiese conto. "Veda signor Luigi, i gatti sono per natura infidi e ladri, io la Cesira mi sono allontanata per fare la pipì e loro, sgnaffete, hanno sgraffignato i tordi, chiaro no?". "Chiarissimo, ma non giustifica che due bottiglie, una di Valpolicella e l'altra di Amarone, siano vuote!". Cesira, la spudorata, ebbe il coraggio di replicare e rispose: "tutto chiaro, avevo stappato due bottiglie per rendere più gradevole il contenuto, come al fa lù, ed i gatti le hanno rovesciate sul pavimento e pian piano le hanno bevute, capito?" Il signor Luigi replicò sforzandosi di non ridere: "A questo punto mancava solo la polenta ed i gatti avrebbero pasteggiato con polenta ed osei innaffiata con il vino della casa!". "Mancherebbe soltanto il bicchiere della staffa ma questo lo berremo insieme io e la mia inimitabile e non poco bugiarda Cesira!".

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