Sardegna: i malloreddus alla campidanese

La Sardegna è circondata da un mare meraviglioso, acque cristalline color verde smeraldo, ricche di pesce che fanno la felicità dei numerosi turisti che d’estate invadono le sue spiagge. Un mare però che è sempre stato guardato dagli abitanti di quest’isola con diffidenza e paura. Infatti è dal mare che sono arrivati nel corso dei secoli ogni sorta di invasori: prima i fenici, poi i romani, poi i catalani, gli aragonesi, gli spagnoli ed infine i piemontesi. Non stupisce che i sardi per generazioni abbiano preferito abitare nelle montagne dell’entroterra ed in luoghi poco accessibili dove si sentivano più sicuri. Dunque più che marinai, un popolo di pastori e contadini, le cui tradizioni si ritrovano ancora oggi nei piatti più autentici della cucina regionale. Come ad esempio i Malloreddus, la pasta sarda per eccellenza, il cui nome trae origine da “malloro” termine con cui in dialetto campidanese ci si riferisce al toro. Malloreddus avrebbe dunque il significato di “piccolo toro” o “vitellino”. Tale denominazione è da ricercarsi nel modo di esprimersi in ambito pastorale. I Malloreddus si preparavano infatti schiacciando con le dita piccoli pezzi di pasta sul fondo di un cesto di paglia detto “ciurili” (setaccio) dando origine così a degli gnocchetti panciuti: “belli grassi come dei vitellini”!

MALLOREDDUS ALLA CAMPIDANESE

Ingredienti per sei persone: mezzo chilo di farina di semola di grano duro, una bustina di zafferano, 400 grammi di salsiccia di maiale, 400 grammi di passata di pomodoro, 150 grammi di pecorino, una cipolla, olio extravergine di oliva, sale

Preparazione: sciogliete lo zafferano in un bicchiere di acqua tiepida e salata, versate sulla farina da impastare, lavorate l’impasto fino a quando non è amalgamato e compatto, ricavate dall’impasto dei rotoli simili a lunghe salsicce del diametro di circa mezzo centimetro, tagliateli a tocchetti della lunghezza di circa un centimetro, schiacciate i tocchetti di pasta con il pollice su di un ripiano rigato facendoli ruotare, lasciate riposare la pasta per una giornata; tritate finemente la cipolla e fatela rosolare insieme alla salsiccia a pezzetti nell´olio extravergine d´oliva, aggiungete la passata di pomodoro ed il sale e fate cuocere a fuoco lento fino a quando il sugo si sarà un po' addensato, nel frattempo fate cuocere i malloreddus in abbondante acqua salata, scolateli al dente conditeli con la salsa preparata ed un abbondante grattuggiata di pecorino, servite caldo

Abbinamento consigliato: GROTTA ROSSA SANTADI

Le antiche tradizioni enologiche dell'isola sono testimoniate dalla Carta de Logu, decreto risalente al 1392 con il quale Eleonora, sovrana del Giudicato di Arborea, imponeva l'impianto di vigne nei terreni rimasti incolti. Terra arsa dal sole, è caratterizzata dalla coltivazione ad alberello della vite che permette ai grappoli di essere lontani dal calore emanato dal terreno. Fino a non molto tempo fa conosciuta unicamente per i vini bianchi di grande struttura e ricchezza di alcol, oggigiorno la Sardegna, abbandonata la strada delle grandi produzioni, sta sempre più imboccando quella della qualità. Piccoli produttori e accorte cantine sociali, aiutati dal clima particolarmente favorevole, stanno dando alla luce con risultati eccellenti vini che escono dai canoni tradizionali dell'isola: per questo la Sardegna si può considerare come la nuova frontiera della viticoltura italiana. Uno dei vitigni caratteristici sardi è il Carignano che dà origine ad un vino rosso morbido e vellutato, dal bouquet ricco ed intenso, ottimo per accompagnare un bel piatto di Malloreddus alla Campidanese!

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