Colline Lucchesi e Selvatello Il Colle

Quando te la trovi davanti, quella bassa collinetta con il boschetto in sommità e i fianchi invasi dal vigneto, ti immagini da subito che chiunque sia a mantenerla e a lavorarla sia persona estremamente precisa. Qui, pur essendo in Toscana, il panorama non assume ancora il carattere fortemente bucolico e peculiare come nelle colline fiorentine o nel Chianti Classico ma ci troviamo pur sempre a un passo da Montecarlo che, nel suo piccolo, da lieu-dit di nicchia qual'è, ha un certo fascino, anche paesaggistico. È lì il nostro punto d'arrivo, alla base della collinetta, sede della azienda agricola Il Colle, e quelle vigne che vediamo intorno subiscono le attenzioni e le cure dei due fratelli Montrasio, i proprietari. La sensazione iniziale intanto è confermata in pieno: rigore e precisione nel lavoro del vignaiolo sono lampanti, nei fatti, nei modi (garbati), nelle parole e nelle intenzioni. Soprattutto nelle intenzioni però, da quando siamo venuti a conoscenza che l'azienda vuole cambiare decisamente rotta verso una più marcata ricerca della qualità e del suo mercato: non potevamo lasciarci sfuggire l'occasione di saperne qualcosa di più. Intanto partiamo con ordine e per partire con ordine diciamo che la famiglia Montrasio, di origini lombarde, inizia nel 1979 l'attività vitivinicola sul posto. Erano sicuramente altri tempi e cominciava allora una riscoperta delle potenzialità del territorio italico (soprattutto toscano) in fatto di vini. Certamente Lucca non era la punta di diamante di questo "movimento", eppure i fratelli Montrasio idee in testa ce le avevano già.

Poi non possiamo tacere la potenzialità di questa cantina, che la dice lunga sul lavoro svolto finora dai proprietari, quando scopriamo che quelle vigne là fuori vanno verso i 12 ettari di estensione e che attualmente qui si lavorano 500 quintali di uva. Sono dati di sicuro interesse per il panorama locale e ci rammentano che siamo di fronte a un'azienda quantitativamente significativa e che, in quanto tale, potrà incidere e non poco sul territorio qualora si accosti la qualità alla quantità e ai numeri. E in effetti i "tempi che stanno cambiando" del nostro titolo vogliono (e non ce ne voglia Dylan che di quelle parole e del loro senso ne è l'autore) suggerire proprio quello : lo scrollarsi di dosso quella pur sana artigianalità, quella buona competenza di base, quella grande modestia che hanno contraddistinto l'approccio e lo stile dei fratelli Montrasio ma che d'altra parte non hanno mai consentito di spingersi oltre, a ricercare con convinzione la strada della caratterizzazione spinta dei propri vini, di una identità riconoscibile nel segno della alta qualità. È una scommessa che altri da queste parti hanno accolto e stanno vincendo; è una scommessa, onerosa quanto si vuole, che la famiglia Montrasio vuole finalmente fare propria. Va in questo senso la recentissima collaborazione professionale con personale tecnico d'avanguardia nella convinzione di poterne ricevere quel valore aggiunto, in vigna e in cantina, che possa consentire loro quel salto un tempo solo pensato e ora finalmente pianificato e voluto. È inutile nasconderci la soddisfazione nel vedere il nostro carissimo amico e collaboratore Lamberto Tosi nelle vesti di agronomo-enologo di nuova acquisizione per questa importante cantina del comprensorio lucchese: i risultati siamo sicuri non si faranno attendere a lungo, anzi già dalla prossima vendemmia ce ne aspettiamo delle belle ... E poi diciamoci la verità, artigianalità o meno, qui le cose poggiano su basi concrete e stimolanti per un tecnico, e di questo vada merito proprio a loro, ai Montrasio, e alla loro maniacale dedizione al lavoro: una di queste basi è costituita ancora una volta dalle vigne di cui parlavamo e che già da tempo sono state oggetto di reimpianti mirati a qualificarne maggiormente il materiale ampelografico con sesti che si aggirano sui 4000 ceppi per ettaro e sistemi di allevamento che tendenzialmente vanno verso il cordone speronato. Su queste vigne trovano attualmente dimora uve bianche e uve rosse. Le uve bianche sono il trebbiano toscano, la malvasia ma anche sauvignon blanc e chardonnay. Le uve rosse invece sono sangiovese e ciliegiolo ma anche merlot e cabernet sauvignon. E non ci meravigli la presenza marcata di uve alloctone o internazionali: qui, a Lucca e dintorni, questa la si chiama (e a buon diritto) tradizione, frutto di secolare esperienza. Pensate che nella vicina Montecarlo i vignaioli quando vi citano le loro uve sono più i nomi francesi che italiani; il che è tutto dire, anche della storia e del costume di queste genti, da sempre tenaci viaggiatori e commercianti. Un'altra solida base, nonché vera e propria sorpresa ai nostri occhi, è quella costituita dalla moderna e attrezzatissima cantina di vinificazione e invecchiamento : spazio, tecnologia di base, pulizia, condizioni igroscopiche e climatiche non mancano davvero. Se ne trovano poche da queste parti di cantine così "strutturate".

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