Vino e Letteratura

In questa pagina abbiamo voluto riunire ciò che i migliori autori della nostra letteratura hanno scritto sul vino, in un viaggio virtuale nel corso degli anni a partire da Goldoni fino ad arrivare a D'Annunzio (che tra l'altro era astemio!). Speriamo che questo nostro piccolo sforzo possa costituire una lettura piacevole anche per chi di letteratura (o di vino!) non ne mastica molto.

Carlo Goldoni

Carlo Goldoni (1707-1793) commediografo

.. Faccio un brindisi e me ne vado subito.
Un brindisi che mi ha insegnato mia nonna:
"Viva Bacco, e viva Amore:
L'uno e l'altro ci consola;
Uno passa per la gola,
L'altro va dagli occhi al cuore.
Bevo il vin cogli occhi poi ...
Faccio quel che fate voi." ...

Carlo Porta

Carlo Porta (1775-1821) poeta dialettale milanese

La mia povera nonna la gh'aveva
on vignoeu arent ai Pader Cappuscin:
el guardian ghe le benediseva:
i soeu fraa ghe beveven mezz el vin.
La nonna in del morì la me diseva:
Te lassi sto vignoeu, el mè Franzeschin;
s'el voeur bev el guardian lassa ch'el beva:
usellin tira a casa el porscellin.
Quand ecco tutt a on tratt Napoleon
el dà ona soppressada ai fratarij.
S'ciavo suo, sur vin, la protezion.
Credeva de fann pù nanch on boccaa:
inscambi mò hoo impienii tucc i vassij,
inscambi hoo bevuu anch quell che dava ai fraa.
Eppur in sti agn passaa
gh'avarev giugaa el coo che senza lor
no scusavem nè nun nè nost Signor.

Giuseppe Giusti

Giuseppe Giusti (1809-1850) poeta satirico toscano

Girella (emerito di molto merito)
sbrigliando a tavola
l'umor faceto,
perdé la bussola
e l'alfabeto;
e nel trincare cantando un brindisi,
della sua cronaca
particolare
gli uscì di bocca
la filastrocca.
Viva Arlecchini
e burattini
grossi e piccini;
viva le maschere
d'ogni paese,
le giunte, i club,
i principi e le chiese.

Giuseppe Giacchino Belli

Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863) poeta dialettale romano

Ner monno ha fatto Iddio 'gni cosa degna:
ha fatto tutto bono e tutto bello.
Bono l'inverno, più bona la legna:
bono assai l'abbozzà, mejo er cortello.
Bona la santa fede e chi l'insegna,
più bono chi ce crede in der ciarvello:
bona la castità, mejo la fregna:
bono er culo, e bonissimo l'ucello.
Sortanto in questo qui trovo lo smanco,
che poteva, pensànnoce un tantino,
creàcce l'acqua rossa e 'r vino bianco:
perchè ar meno gnisun'oste assassino
mo nun vierìa co tanta faccia ar banco
a vénnece mezz'acqua e mezzo vino.

Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi (1798-1837) poeta

... dicono e suggeriscono che volendo ottener dalle donne quei favori che si desiderano, giova prima il ber vino, ad oggetto di rendersi coraggioso, noncurante, pensar poco alle conseguenze, e se non altro brillare nella compagnia coi vantaggi della disinvoltura ...

Alessandro Manzoni

Alessandro Manzoni (1785-1873) scrittore

... prese con la sua destra rugosa e scarnata un fiasco che stava sulla tavola, con la sinistra un bicchiere, e fattili prima cozzare un tratto e tintinnire, sollevò il fiasco, lo inclinò sul bicchiere, lo riempì, se lo pose alla bocca, tracannò un sorso, ritirò il bicchiere, battè due o tre volte un labbro contra l'altro, e sclamò: "Ah! questo risusciterebbe un morto! Bella felicità averne dinanzi un buon fiasco! Al diavolo i rangoli, e i pensieri! Non mi duole più nemmeno d'esser vecchia; ma se fossi giovane ih! come vorrei godermela!" ...

Giovanni Verga

Giovanni Verga (1840-1922) scrittore

... Janu aveva anche del vino, del buon vino di Mascali che regalava a Nedda senza risparmio, e la povera ragazza, la quale non c'era avvezza, si sentiva la lingua grossa, e la testa assai pesante. (...) Di tratto in tratto si guardavano e ridevano senza saper perché. "L'annata sarà buona pel povero e pel ricco" disse Janu, "e se Dio vuole alla messe un po' di quattrini metterò da banda ... e se tu mi volessi bene! ..." e le porse il fiasco. "No, non voglio più bere" disse ella colle guance tutte rosse. "O perché ti fai rossa?" diss'egli ridendo. "Non te lo voglio dire" "Perché hai bevuto!" "No!". "Perchè mi vuoi bene? (...)". Ella chinò gli occhi come se ci vedesse delle fiamme, e le sembrò che tutto il vino che aveva bevuto le montasse alla testa, e tutto l'ardore di quel cielo di metallo le penetrasse nelle vene ...

Carlo Dossi

Carlo Dossi (1849-1910) scrittore

Vino de una oreja: ossia buon vino, perchè chi scuote la testa mostrando così le due orecchie dà segno che il vino che beve non gli piace, al contrario di chi soddisfatto di quanto beve, china la testa verso il bicchiere e così mostra una orecchia sola. E poi si dice che le immagini ardite non hanno popolarità!

Giosuè Carducci

Giosuè Carducci (1835-1907) poeta

La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini,
va l'aspro odor de i vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
o spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar.
Tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.

Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli (1855-1912) poeta

Ha tre, Giacinto, grappoli la vite.
Bevi del primo il limpido piacere;
bevi dell'altro l'oblio breve e mite;
e ... più non bere:
ché sonno è il terzo, e con lo sguardo acuto
nel nero sonno vigila, da un canto,
sappi, il dolore; e alto grida un muto
pianto già pianto.

Gabriele D'Annunzio

Gabriele D’Annunzio (1863-1938) scrittore

Con il fior de la bocca umida a bere
ella attinge il cristallo. Io lentamente
le verso a stille il vin dolce ed ardente
entro quel rosso fiore de 'l piacere;
e chinato su lei, muto coppiere,
guardo le forme dilettosamente:
la sua testa d'Ermète adolescente
e la sagliente spira de 'l bicchiere.
Or, poi che le pupille a l'amorosa
concordia de le due forme stupende
io solo, io solo, io solo ho dilettate,
godo infranger la coppa preziosa;
e improvviso un desìo vano mi prende
d'infranger le membra bene amate.

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